Nel 2018 oltre 18 milioni sono state le nuove diagnosi di tumore in tutto il mondo (dati Fondazione Veronesi): “In cima alla lista c’è il tumore del polmone, con quasi 2,1 milioni di diagnosi. A seguire, i tumori al seno (2), del colon-retto (1,8), della prostata (1,3) e dello stomaco (un milione). Indipendentemente dai sessi, alla fine dell’anno sarà questa la gerarchia dei tumori più diffusi nel mondo nel 2018. I dati, riportati nel rapporto Globocan e pubblicati sulla rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, rappresentano una ‘fotografia’ delle diagnosi di tumore registrate a livello globale entro la fine dell’anno. A essersi ammalate dal primo gennaio al 31 dicembre saranno 18,1 milioni persone: un uomo su cinque e una donna ogni sei, per un trend da tempo costantemente in crescita”.

Tra questi ammalati del 2018 ci sono pure io. Anche la mia vita ora è cambiata segnando il tempo di attesa che mi resta da vivere. Stiamo assistendo a un’epocale variazione della medicina da “lapidazione ambientale” nel mondo intero a causa dell’inquinamento e delle variazioni climatiche indotte dall’uomo e dalla sua attività industriale del tutto fuori controllo e ancora perdiamo tempo a individuare nei soli stili di vita individuali la causa di tutto.

Quando mi sono laureato io, nel 1980, malattie oggi dominanti e in costante incremento come autismo, demenze, infertilità, patologie disendocrine e autoimmuni, dal diabete alle patologie neurodegenerative, erano praticamente sconosciute e il cancro nel suo complesso viaggiava a ritmi di incidenza enormemente inferiori. A titolo di esempio, per i soli tumori infantili in Italia negli anni Novanta non si superavano i 138 casi per milione di abitanti (quanti oggi se ne registrano in tutta Europa e negli Usa) mentre oggi superiamo i 175, in Campania 165 (erano 108). In alcune aree del Nord Italia ormai abbiamo sfondato il muro dei 200 casi e ancora parliamo solo di stili di vita individuali e/o solo genetica. Non esiste peggior cieco che non vuol vedere e peggior sordo che non vuol sentire.

Ancora oggi una notevole quota di medici in conflitto di interesse con il proprio ruolo attribuisce ai fattori ambientali e all’inquinamento non più del 2% complessivo dei casi di cancro, laddove ormai l’Oms e il Who, oltre che l’Istituto Superiore di Sanità, stanno urlando che il tempo di intervento per migliorare la salute pubblica intervenendo sulle variazioni climatiche indotte dall’inquinamento mondiale si sta riducendo sempre di più. Io sono un cittadino napoletano, ammalato di cancro nel 2018, e ancora devo sopportare, in apertura del 2019, di non riuscire ad avere uno straccio di dato epidemiologico per Napoli centro (Asl 1) perché esiste una classe di medici che non vuole in trasparenza rendere pubblici e discutere i dati di incidenza e mortalità di cancro in Campania nel suo complesso.

Si deve evitare di obbligare il decisore politico a intervenire con energia anche a tutela dei cittadini e non solo a tutela del buon nome delle nostre pummarole, come fatto sinora? Il registro tumori di Caserta ha certificato un eccesso di cancro alla tiroide per esempio nel distretto sanitario di Casale di Principe, confermato anche dai dati del registro tumori infantili per la provincia di Caserta, rendendo cosi conferma postuma alle confessioni sullo sversamento di rifiuti ospedalieri in quei distretti da parte di pentiti come Carmine Schiavone. Il registro tumori della Asl 2 (Comuni di Terra dei Fuochi) al momento è quello che certifica la situazione sanitaria peggiore di tutta la regione Campania, con dati di gran lunga peggiori delle province più povere (ma più sane sul piano ambientale come Benevento e Avellino), ma poiché non disponiamo ancora dei dati della città di Napoli, ormai da decenni, non possiamo in trasparenza valutarne e discuterne la reale gravità.

Non credo più al tempo necessario per una corretta elaborazione dei dati e alla scarsità di risorse umane ed economiche. In Campania abbiamo già stanziato e sono già operativi oltre 160 milioni di euro soltanto per la ricerca medica e ancora non produciamo da oltre 30 anni nessun dato epidemiologico regionale nella Asl di Napoli centro. Sono ancora vivo, mi sono curato al Nord dove la prima cosa che posso testimoniare come paziente è di essere stato assistito da equipes di medici e infermieri di età media inferiore di almeno 10 anni ai miei colleghi campani per il blocco del turn over causato dalla malagestione tragica della Sanità nella mia Regione.

La malagestione in Sanità campana comincia e ancora si auto-mantiene con la totale assenza di dati epidemiologici trasparenti, validati e pubblicamente discussi tra tecnici come per i registri tumori. La perdita del totale controllo con silenziamento dei dati epidemiologici sanitari campani è stata la principale causa della rivolta del Presidente Vincenzo De Luca alla azione del Governo attuale in Terra dei Fuochi.

Noi tecnici indipendenti comprendiamo perfettamente il perché: si deve continuare a dare spazio e voce ai medici antiscientifici “no tox”, che fanno un danno pari e superiore ai medici no vax nella lettura di regime dei dati epidemiologici e sanitari campani. Il nostro presidente De Luca aprirà l’anno 2019 probabilmente perdendo il ruolo di Commissario per la Sanità della Regione Campania con il triste record di essere stato l’ennesimo presidente che non è riuscito o non ha voluto procedere a rendere pubblici e a discutere in trasparenza i dati epidemiologici di Napoli centro per una corretta programmazione degli interventi ambientali e sanitari nella mia Regione.

Gooooooood morning… Campania!

Articolo Precedente

Ultima Thule, giunte alla Nasa le prime foto in HD: ricorda un pupazzo di neve

next
Articolo Successivo

‘Gli zingari rubano’, a forza di ripeterlo pestare o sparare contro i rom è diventato normale

next