È stato trovato e arrestato a Foggia il quarto uomo ritenuto responsabile dell’omicidio e dello stupro di gruppo di Desirée Mariottini, la ragazzina di 16 anni trovata morta la scorsa settimana in uno stabile abbandonato di via dei Lucani a San Lorenzo, Roma. Secondo le prime informazioni, si chiama Yousif Salia ed è un trentenne originario del Gambia. È stato rintracciato vicino all’insediamento abusivo ‘Pista’ di Borgo Mezzanone, la baraccopoli dove il 5 ottobre scorso due poliziotti avevano denunciato di essere stati aggrediti da due migranti. Secondo fonti investigative, era in possesso di circa dieci chilogrammi di marijuana, ritrovati nella baracca dove è stato trovato l’uomo all’interno dell’insediamento abusivo che circonda il Cara (Centro per i richiedenti asilo). Il 30enne aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla questura di Napoli nel 2012 e scaduto a gennaio del 2014.

Intanto sono stati fissati per sabato mattina, nel carcere di Regina Coeli, a Roma, gli interrogatori di convalida per gli altri tre fermati nell’ambito dell’inchiesta. Mamadou Gara, 27 anni, Brian Minteh, 43 anni, entrambi senegalesi, e il 46enne nigeriano Chima Alinno, compariranno davanti alla gip Maria Paola Tomaselli. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Stessi reati che dovrebbero essere contestati anche al quarto sospetto fermato oggi.

La caccia al quarto sospetto trovato a Foggia era proseguita parallelamente alle indagini. L’ipotesi degli inquirenti è che la 16enne sia stata drogata e poi abusata sessualmente quando era in uno stato di incoscienza. A ucciderla sarebbe stata proprio la quantità di stupefacenti che aveva in corpo, dopo un’agonia durata 12 ore. L’ipotesi dei pm è che i pusher fossero consapevoli degli effetti che quel cocktail di sostanze, probabilmente eroina e metadone, avrebbe causato sulla 16enne. Per questo tra i reati contestati c’è l’omicidio volontario.

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Desirée Mariottini, fermato a Foggia un quarto indagato. Il video diffuso dalla polizia

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