L’inchiesta

Desirée, preso il branco. Caccia al quarto uomo

Sono due senegalesi e un nigeriano, irregolari. Uno doveva essere espulso nel 2017. Per la ragazza abusi e 12 ore di agonia

Di Vincenzo Bisbiglia e Antonio Massari
26 Ottobre 2018

Ora è caccia al quarto uomo. La Squadra mobile di Roma è sempre più vicina a chiudere il cerchio sugli assassini di Desirée, e avrebbe già identificato il soggetto. Nella serata di ieri, erano in corso altri interrogatori. Secondo gli investigatori sarebbero stati almeno in quattro ad abusare della ragazzina, dopo averle spacciato una devastante quantità di droga, eroina probabilmente, al punto da renderla incosciente. È uno dei tanti aspetti raccapriccianti di questa storia. Sin da subito Desirée era priva di coscienza. E, in quattro, si sarebbero accaniti sul suo corpo ormai incapace di reagire. Gli agenti della Mobile, guidata da Luigi Silipo e coordinati dalla pm Maria Monteleone, accumulano piccole certezze di minuto in minuto. E ognuna di queste racconta un frammento di dolore nella vita di Desirée. Quella in via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo di Roma non è stata una sosta isolata. È stata quella, purtroppo, fatale. Ma Desirée era lì da giorni. Da tre, forse quattro giorni prima del suo omicidio. Era lì per la droga. Gli inquirenti, dopo le testimonianze acquisite, hanno la certezza che, sebbene avesse solo 16 anni, Desirée fosse ormai tossicodipendente e che il luogo in cui l’hanno ammazzata lo frequentasse da tempo. Violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti, omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà: dopo averla violentata i quattro stupratori l’avrebbero abbandonata a se stessa, circa 12 ore di agonia. Queste sono le accuse per i primi tre fermati – il 27enne Mamadou Gara e Brian Minteh, 43 anni, e Alinno Chima, 46 anni – sono due senegalesi irregolari e un nigeriano col permesso per motivi umanitari scaduto. Gara, riferiscono gli investigatori, aveva ricevuto un provvedimento di espulsione firmato dal prefetto di Roma il 30 ottobre 2017. Uno è stato fermato in uno stabile occupato, l’ex Fabbrica Penicillina, uno slum infernale sulla Tiburtina, uno di quegli edifici che sarà sgomberato a breve. Gli altri due sono stati rintracciati vicino al Verano, il cimitero monumentale, e al Pigneto, altro luogo di movida e spaccio. “Vittima di una bomba sociale” la 16enne di Cisterna di Latina, come da definizione affidata ieri ai social dal vicepremier Luigi Di Maio.

La fiaccolata che si è svolta in ricordo di Desirée nel quartiere ieri sera doveva essere silenziosa ma ha portato a nuove polemiche fra i residenti, simili a quelle che hanno accompagnato mercoledì pomeriggio l’arrivo di Matteo Salvini. “Fuori i mostri dall’Italia”, ha iniziato a gridare qualcuno. “I mostri siete voi”, hanno replicato altri. Le magliette con scritto “Giustizia per Desirée” erano tante. Lo striscione con scritto “Papà ti porterà sempre nel cuore”. Alcune donne che chiedevano, urlando: “Spacciatori di morte, dove vi siete nascosti stasera?”. E poi c’era la nonna, a cui Desirée aveva detto che non sarebbe tornata a casa a dormire quella maledetta sera, assieme ad altri parenti. Ha sfilato anche la sindaca Virginia Raggi, “scioccata dalla brutalità” del fatto, che si appresta a proclamare una giornata di lutto cittadino. La sindaca si è appellata, da una parte, allo Stato, per un maggiore presidio del territorio, ma anche ai cittadini, perché “se ognuno fa la propria parte il territorio si controlla”.

Oggi pomeriggio ci sarà la seconda fiaccolata, organizzata dal centro sociale Communia, mentre il Municipio II di Roma ha già chiesto alla Prefettura di vietare la sfilata che Forza Nuova ha organizzato per sabato pomeriggio.

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