Gli otto capi di Stato e di governo Popolari che siedono al Consiglio europeo sono tutti d’accordo: sarà il tedesco e attuale capogruppo Ppe, Manfred Weber, l’uomo scelto come Spitzenkandidat per la Commissione europea. Dopo gli endorsement dei mesi scorsi da parte dei rappresentanti di Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Germania, Irlanda e Romania, nelle ultime ore è arrivato anche quello del primo ministro ungherese Viktor Orbán, il grande elefante nella cristalleria del Ppe che, oggi, sembra aver perso la personale sfida per forzare la drastica svolta a destra del più grande gruppo politico del Parlamento europeo.

Ad annunciare l’appoggio del premier di Budapest è stato il suo ministro e capo di Gabinetto, Antal Rogán, che all’agenzia di Stato Mti ha dichiarato che, dopo aver ascoltato le volontà dei due candidati, il governo ungherese ha preferito sostenere Weber in vista del prossimo congresso dei Popolari, a Helsinki il 7-8 novembre, dove il partito deciderà il suo candidato di punta. “Ci atterremo alla decisione del Congresso”, hanno poi voluto specificare, anche in caso di vittoria di Alexander Stubb, ex primo ministro della Finlandia e secondo candidato nella famiglia del Ppe alla Commissione europea.

Come era prevedibile, visto che gli unici due nomi usciti dal gruppo erano Stubb e Weber, tra il candidato dell’ala liberale, il finlandese, e quello della più conservatrice frangia cristiano-sociale, Weber, il premier ungherese non poteva che scegliere il secondo. Anche perché il tedesco, nonostante abbia votato a favore delle sanzioni all’Ungheria lo scorso 12 settembre, è stato uno degli esponenti del partito che per primi hanno proposto a un’apertura a destra, tendendo la mano a quei partiti sovranisti vicini a Fidesz.

Da parte dei vertici del partito, però, è arrivata un’indicazione chiara: apertura a tutti coloro che vogliono far parte del gruppo dei Popolari, a condizione che rispettino i suoi principi fondanti. Lo si è capito dopo il voto sulle sanzioni all’Ungheria e le parole del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che qualche settimana dopo ha lanciato un messaggio chiaro al premier di Budapest: “Orbán esca dal partito se non rispetta i nostri valori”.

L’appoggio pubblico di Orbán al candidato tedesco mostra un leggero passo indietro del premier ungherese dalle posizioni di intransigenza riguardo alla sua idea di “democrazia illiberale”, con l’obiettivo di rimanere agganciato alla più importante famiglia politica europea, ma anche un passo avanti per i piani politici di Weber che così potrebbe servirsi dell’uomo forte di Budapest per aprire un dialogo con le forze sovraniste più dialoganti, soprattutto quelle che formano il cosiddetto gruppo di Visegrád.

Un piccolo passo a destra che favorirà l’apertura alle realtà più conservatrici ma che potrebbe rendere più difficile una futura alleanza, necessaria per ottenere la maggioranza in Parlamento, con le formazioni alla sinistra del Ppe, primi su tutti i Liberali di Alde e i macronisti di En Marche che avrebbero accolto più volentieri la candidatura di Stubb. Se l’ex premier finlandese non rappresenta il candidato ideale dell’ala conservatrice del Ppe, Weber è una figura che fa storcere il naso ai moderati e al presidente francese, Emmanuel Macron, che si è anche detto più volte contrario alla formula dello Spitzenkandidat, ben vista però dalla maggioranza del Parlamento Ue.

Twitter: @GianniRosini

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