La deroga al Codice antimafia “espone al rischio di infiltrazioni”. E i poteri “senza precedenti” al commissario rischiano di essere “controproducenti”. Sono queste alcune delle perplessità sul decreto Genova esposte dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone in audizione di fronte alle commissioni Trasporti e Ambiente alla Camera. “Quella di cui ci occupiamo”, ha esordito, “è certamente una delle più grandi commesse dell’ultimo periodo” e “nell’obiettivo di garantire al Commissario regole certe, in puro spirito di collaborazione istituzionale, ritenendo prioritario l’obiettivo della ricostruzione del Ponte, mi spetta il compito di sollevare qualche dubbio e perplessità sull’impianto del decreto”.

Il primo punto sollevato riguarda l’infiltrazione criminale: “La deroga a tutte le norme extrapenali comporta anche la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive“, ha detto. “Non ritengo di dover sottolineare i rischi insiti in tale omissione, soprattutto perché vi sono molte attività connesse alla ricostruzione (dal movimento terra allo smaltimento dei rifiuti, ad esempio) in cui le imprese mafiose detengono purtroppo un indiscutibile know how”. Di fronte alle perplessità del presidente dell’Anac, fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato di essere certe la ricostruzione “procederà con rapidità ed efficienza e, ovviamente, nel pieno rispetto dei principi di legalità che sono, comunque, già assicurati dall’osservanza delle norme europee che il decreto prevede”. Su questo fondamentale aspetto, hanno aggiunto, “c’è la consapevolezza che ogni confronto con Anac potrà essere utile”. La deroga alle norme interne, diverse da quelle penali – è il ragionamento che fanno a Chigi – serve per ricostruire rapidamente il ponte con il chiaro obiettivo di evitare passaggi procedimentali e burocratici che appesantirebbero l’iter per la ricostruzione, non più rinviabile. Le parole di Cantone vengono per condivise dal segretario generale della Fillea-Cgil Alessandro Genovesi, secondo il quale “bisogna evitare di spendere male i soldi e allungare i tempi di costruzione. Non possiamo permetterci di partire con la ricostruzione a Genova senza chiarezza su quelle che sono le procedure da attuare. Pensiamo anche all’affidamento diretto, che non ci trova concordi. Bisogna evitare che il Commissario per la ricostruzione, che è anche sindaco di Genova, si ritrovi con ricorsi da parte di aziende estromesse, o con il cantiere sequestrato da un giudice per sospetti di infiltrazione. Lo dobbiamo alla città e ai lavoratori”.

Proprio al ruolo del commissario affidato al sindaco di Genova Marco Bucci, Cantone ha dedicato il resto della sua audizione: “Con una disposizione che credo sia senza precedenti (la deroga a tutte le norme dell’ordinamento italiano, ad esclusione di quelle penali) si intende consentire al commissario di muoversi con assoluta e totale libertà, imponendogli solo i principi inderogabili dell’Unione europea ed ovviamente i principi costituzionali”. E ha continuato: “Al commissario si applicano solo le direttive europee e i principi costituzionali. Non si applica il codice, non si applica nessuna delle normative sui rifiuti e neppure quelle sulla sicurezza del lavoro: sono derogate tutte le norme. È una scelta del legislatore”.

Il presidente Anac ha ricordato che “il commissario farà atti amministrativi per stabilire le regole e si dovrà dare regole autonomamente, alla luce di quelle europee”, ma proprio questo “proprio questo rischia di essere oggetto di contenzioso di fronte ai giudici amministrative e ordinari e le questioni rischiano di essere portate di fronte a una corte europea o alla corte costituzionale”. “In tutti gli ambiti di riferimento comunitari e costituzionali, il rischio – ha evidenziato Cantone – è che gli atti del commissario non trovino nessuna rete di protezione di fronte ai giudici. Una deroga così ampia non consentirà al commissario di fare quello che vuole, ma paradossalmente il contrario”.

Il commissario straordinario per il ponte di Genova dovrà occuparsi non solo dell’affidamento dell’opera ma anche di molti altri aspetti, “in primis il conferimento in discarica dei materiali di risulta”, agendo nell’ambito delle direttive comunitarie, che sarà “tenuto ad applicare senza alcuna mediazione della normativa nazionale“. E ha rilevato che si sta “affidando al Commissario una disciplina alquanto complessa, non solo sugli appalti ma anche sui rifiuti” e sottolineato che in questo modo “si rischia di moltiplicare il contenzioso proprio perché il quadro normativo si caratterizzerà per estrema incertezza”.

Le deroghe previste per la ricostruzione del ponte di Genova, legate all’emergenza della situazione e all’urgenza dell’opera vanno lette alla luce della direttiva europea che “prevede che l’affidamento in tal caso possa avvenire soltanto ‘nella misura strettamente necessaria‘. Il che significa che il commissario, con una sua valutazione discrezionale, dovrà verificare quali e quanti appalti possano essere fatti rientrare sotto tale definizione”. Cantone si è chiesto se, in questo quadro e anche rispetto all’affidamento di lavori a terzi, il commissario “sarà una sorta di contraente generale tenuto a ricorrere a procedure d’appalto o potrà affidare i lavori in subappalto“.

Per quanto riguarda invece i concessionari, il presidente dell’Anac si è detto d’accordo con quanto già rilevato dall’Antitrust. “L’esclusione di soggetti diversi dall’attuale concessionario, generalizzate a tutti i concessionari di strade a pedaggio o che abbiano partecipazioni in esse o che siano da esse controllate, appare di dubbia legittimità, perché in contrasto con i principi di proporzionalità, concorrenza nonché con le indicazioni contenute nella direttiva europea, che prevede cause di esclusione tassative”. Cantone ha però fatto notare che la formula contenuta su questo punto nel decreto, ossia “evitare un indebito vantaggio” appare poco chiara. “Quale sarebbe il vantaggio competitivo di un operatore che ha una partecipazione anche minima in una concessionaria di strade a pedaggio? E quale sarebbe il vantaggio competitivo di altri operatori, diversi dall’attuale concessionario?”.

Cantone ha ribadito che “un quadro di regole chiaro e certo” è necessario per operare in modo più veloce. “Quello che è accaduto a Genova è una tragedia di proporzioni enormi e lo Stato non può certamente stare a guardare, ma deve utilizzare qualunque strumento affinché il Ponte sia ricostruito al più presto ed al meglio. È un dovere verso la città ma anche verso le vittime”. E ha sottolineato che “il modo migliore per far sì che un appalto sia espletato in tempi rapidi, e che soprattutto i lavori vengano eseguiti in modo egualmente spedito ma anche a regola d’arte, è che la stazione appaltante abbia un quadro di regole chiaro e certo”.

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