I partiti di governo nell’ultima settimana hanno sofferto un po’, dice un sondaggio di ieri, ma resta la loro base del 60 per cento di consenso virtuale. Un gradimento che cambia ulteriormente la geografia elettorale dell’Italia. Un’altra metamorfosi rispetto a quella già emersa con le elezioni politiche del 4 marzo. Secondo un’analisi di Ipsos per il Corriere della Sera, infatti, la Lega (che ha più che raddoppiato le sue preferenze rispetto a 7 mesi fa) ha inghiottito quasi metà dell’elettorato del Nord, ma ha anche fagocitato gran parte di Forza Italia al Sud, conquistando ormai un voto su 5. Il socio di governo, il M5s, patisce di più la permanenza al governo: la flessione in percentuale si registra in tutte le zone d’Italia (e più pesantemente al Nord e nelle Regioni ex rosse) ma i Cinquestelle reggono l’urto soprattutto nel Centro-Sud, dal Lazio in giù.

Unica avvertenza. I dati su cui lavora Ipsos sono quelli del 4 ottobre, quindi prima dell’ultima movimentata settimana che per l’istituto Swg (che collabora con il TgLa7) hanno spinto le due forze di governo a lasciare sul campo più o meno un punto a testa. I motivi possono essere diversi: la parte di elettorato più moderata potrebbe essere rimasta perplessa per lo scontro frontale con l’Unione Europea e per il nervosismo dei mercati (e le loro conseguenze sui risparmi), potrebbero pesare le incertezze sul Ponte Morandi di Genova, ma almeno negli ultimi 7 giorni è evidente un travaso di voti verso i partiti concorrenti, cioè Forza Italia e Pd, che hanno provato negli ultimi 10 giorni a riprendere un po’ le penne (per la seconda volta in un mese Fi si prende un punto percentuale netto all’indomani della ricomparsa di Silvio Berlusconi agli stati generali del partito del fine settimana a Milano).

Ma anche se sono di una settimana fa le cifre di Ipsos danno un quadro significativo. La Lega, innanzitutto, avrà pure cancellato la parola “Nord” dal nome del partito, ma ingrossa il suo consenso proprio nelle zone settentrionali: il dato più impressionante è senza dubbio quello nel Nord Est dove per Ipsos il Carroccio è al 48,4 per cento, vale a dire che praticamente un elettore su due sceglie il partito di Salvini (che d’altra parte governa già Veneto e Friuli Venezia Giulia). Nel Triveneto e in Trentino Alto Adige la Lega compie l’accelerazione più energia, +19 per cento rispetto al voto di marzo, togliendo indistintamente a M5s (-6,8, è al 17%), Forza Italia (-4,8, 5,3) e Pd (-3,4, 13,3). Alla Lega non va certo peggio nel Nord-Ovest dove avviene progressivamente la “sostituzione” di Forza Italia che una volta in LombardiaPiemonte e Liguria aveva il monopolio dell’elettorato di centrodestra: il Carroccio è al 43,2 (+17,5 rispetto alle Politiche), mentre gli azzurri si fermano al 7,4 (altro ribasso del 6,4 rispetto a marzo). Anche qui il M5s cala di parecchio: meno 6 per cento e bacino elettorale del 17,6.

Come nelle urne di 7 mesi fa, cambiano le proporzioni al Sud, dal Lazio in giù. Il M5s non raggiunge le punte di consenso della Lega nel Nord-Est, ma resta sopra quota 40 per cento: rispetto al 4 marzo perde poco (0,7) tra Lazio, Abruzzo e Campania e si attesta ancora al 40,5 per cento, mentre dalla Puglia alla Sicilia e alla Sardegna mantiene il 42,9 per cento, nonostante una flessione di quasi 3 punti rispetto alle elezioni. Ma quello che accade è che la Lega assume sempre di più i contorni del partito di massa, visto che al Centro-Sud (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania) raggiunge il 25,4 per cento (+16), mentre al Sud e nelle Isole raccoglie il 22,2 (+15,9). I numeri cambiano, a specchio, per i restanti due partiti a doppia cifra: il Pd, da Roma in giù, non va oltre il 13, mentre Forza Italia – l’ex partito del 61 a zero – nel Sud e nelle Isole si aggrappa a un 11 per cento, prodotto da un ulteriore tracollo di quasi 8 punti rispetto al 4 marzo.

Infine, le Regioni che un tempo si chiamavano rosse. La Lega viene scelta da uno su due nel Nord-Est, da uno su 5 al Sud, ma forse la vera notizia è che attualmente raccoglie un voto su 3 proprio qui, tra Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Il Carroccio, secondo Ipsos, in questa zona d’Italia è data al 32,6 per cento, con un incremento rispetto alle Politiche del 14,2. Un gruzzolo di voti costruito anche a scapito del socio di governo, il Movimento Cinque Stelle, che qui perde rispetto al 4 marzo la bellezza di 5 punti e retrocede al 22. Proprio le Regioni ex rosse sono, per altri versi, l’unica area in cui resistono i partiti di centrosinistra: il Pd è al 24 (anche se perde quasi 3 punti in 7 mesi), mentre Liberi e Uguali mette a segno la sua performance migliore in Italia (3,7, con un calo lievissimo, mentre perde un punto quasi ovunque). Va segnalato infine che qui Forza Italia sembra ormai quasi ininfluente: perde più della metà dei suoi voti scendendo al 4,2 (con un tracollo di quasi 6 punti rispetto al 10 delle elezioni di marzo).

Queste le cifre. Come possono essere interpretate. Luca Comodo, di Ipsos, dice al Corriere che la Lega offre il volto “più moderato” del governo, ma c’è di più, aggiunge: il Carroccio viene premiato dal suo radicamento sul territorio, dalla presenza di dirigenti-amministratori che negli enti locali si muovono con un vocabolario più moderato di quanto fa Salvini a livello nazionale. Si spiega così la “dichiarazione d’amore” di Vincenzo Boccia, il presidente di Confindustria, nei confronti della Lega. In più i leghisti guadagnano consensi grazie alla riforma sulle pensioni (tema molto sentito al Nord). Per altri versi la presenza debole del M5s a livello locale fa soffrire di più i Cinquestelle, soprattutto dove il richiamo del reddito di cittadinanza non è sufficiente.

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