“La mafia ha perso nonostante la trattativa perché, se ci riportiamo al 1992 dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, sembrava che in quel momento tutto fosse finito, che non ci fosse niente da fare”. È l’opinione del magistrato Gian Carlo Caselli intervenuto alla festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca. Ex procuratore capo di Palermo tra il 1993 e il 1999, Caselli era tra i relatori del dibattito dedicato al caso Moro. Durante il quale ha espresso il suo convincimento sulla sconfitta di Cosa nostra dopo le stragi e nonostante l’interlocuzione aperta da pezzi dello Stato, sancita recentemente dalla sentenza della corte d’Assise di Palermo.

“Invece, facendo squadra tutti insieme, non solo la magistratura, ma la politica di quel tempo, la società civile, siamo riusciti a fare resistenza, a fare argine, nonostante la trattativa, che l’ultima sentenza ha dimostrato esserci stata. Quindi la mafia, la mafia corleonese, ha perso o sicuramente è stata fortemente ridimensionata”, sostiene Caselli.  A proposito di trattativa con Cosa nostra, paragonata dal giornalista Fabrizio D’Esposito alla cosiddetta linea della fermezza tenuta dallo Stato nei confronti delle Brigate rosse ai tempi del sequestro Moro, Caselli ha ricordato che all’epoca “la mia posizione allora era per la fermezza” e che “oggi sono ancora convinto che la fermezza sia stata la scelta giusta anche se sul piano umano, personale, morale è terribile dire giusta la scelta che ha portato all’esecuzione barbara, brutale di Moro”.

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