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Etiopia ed Eritrea, prove di pace tra i due Paesi: siglato un accordo storico per fermare i conflitti

Gli scontri tra i due Stati vanno avanti da vent'anni. Ma il primo ministro etiope ha dichiarato di rinunciare alle rivendicazioni territoriali che furono causa di guerra. Questo ha avvicinato i due governi e facilitato l'intesa
Etiopia ed Eritrea, prove di pace tra i due Paesi: siglato un accordo storico per fermare i conflitti
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Un accordo per dire basta ai conflitti. Etiopia ed Eritrea hanno firmato una dichiarazione che pone fine allo “stato di guerra” tra i due Paesi. A siglarlo sono stati il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, e il presidente eritreo, Isaias Afwerki.

La conciliazione era iniziata ad aprile con l’insediamento al governo di Abiy Ahmed, che aveva dato segnali di apertura verso l’Eritrea. Il processo è poi continuato a giugno quando il primo ministro ha dichiarato che il suo esecutivo avrebbe rinunciato alle rivendicazioni territoriali in Eritrea, quella che era stata la causa dell’inizio della guerra tra i due Stati.

I due leader, domenica 8 luglio, hanno ulteriormente discusso sui futuri rapporti diplomatici tra i propri Paesi: è stata portata avanti la possibilità di riaprire la rotta aerea diretta tra le capitali dei due paesi, Addis Abeba e Asmara, del commercio bilaterale e delle rispettive ambasciate. È stata annunciata inoltre la ripresa delle linee telefoniche dirette tra i due Stati per la prima volta negli ultimi due decenni.

Il conflitto tra i due paesi dura da vent’anni. L’Eritrea ottenne l’indipendenza dall’Etiopia nel 1993 dopo essere stata a lungo una sua provincia. Inizialmente i due paesi mantennero buone relazioni, ma nel 1998 iniziò una guerra per dispute territoriali nella quale furono uccise 80mila persone e migliaia di famiglie furono costrette a separarsi.

L’Etiopia aveva occupato alcuni territori eritrei facendo scaturire una reazione immediata da parte del leader eritreo Isaias Afwerki che, con il pretesto di una presunta minaccia alla sicurezza nazionale, cominciò una brutale repressione interna dando il via a un percorso infinito fatto di condanne senza processi, chiusura di tutti i media indipendenti e l’annullamento delle opposizioni.

Situazioni storiche che ora sembrano appartenere al passato. Mesfin Negash, analista etiope esperta di diritti umani, ha dichiarato al New York Times: «Non è una relazione diplomatica ordinaria. È un giorno emozionante. Il processo di pace ora appartiene alle persone. Entrambi i leader non possono più sottrarsi alla pressione popolare». Entrambi i popoli hanno dato il via negli ultimi mesi a varie manifestazioni di pace dando prova concreta della volontà di cominciare un nuovo percorso di collaborazione. Gli ultimi eventi diplomatici potrebbero ridisegnare in modo radicale la mappa geopolitica del Corno d’Africa e dell’Africa orientale.

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