“Il decreto è pronto, ma non ancora firmato. Però credo che la delega per la lotta alle tossicodipendenze verrà assegnata a me”. Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana anticipa così la scelta del governo Conte sul tema della droga: “Ho già incontrato i funzionari del Dipartimento per le Politiche antidroga”, dice a La Stampa il leghista, già finito al centro delle polemiche per le frasi contro le coppie gay pronunciate pochi giorni dopo il giuramento. E dopo il tradizionalismo sulla famiglia, ora annuncia lo stesso metro sul tema della droga e dice di riconoscersi nella formula della tolleranza zero: “Purtroppo le persone con dipendenza da droghe stanno aumentando, mentre l’attenzione cala. Di droga si parla meno. In passato, il ‘tossico’ devastato dall’eroina lo vedevi. Oggi il consumo è molto più diversificato, capillare, nascosto, quindi meno evidente”.

Se sarà lui a occuparsi di droga, Fontana dice che come prima cosa “potenzierà a tutti i livelli l’azione delle forze dell’ordine, dal contrasto allo spaccio alla guerra al traffico internazionale“. Il ministro assicura poi massima attenzione “alla droghe ‘fatte in casa’, quelle che chiunque può prodursi in cucina seguendo le istruzioni su Internet” e si dice pronto a prendere ispirazione  “da quel che si è fatto all’estero, dove qualche politica antidroga ha avuto successo”. Di certo c’è che non liberalizzerà la cannabis: “Mi metto nei panni di un padre o di una madre: avrebbero piacere che i loro figli fumassero? Non credo proprio”.

La possibile scelta di Fontana ha provocato la reazione critica dell’Associazione Luca Coscioni: “Nel curriculum di Fontana non si rintraccia alcun interesse, figuriamoci le competenze, per il fenomeno della droga”, dichiara l’ex senatore radicale Marco Perduca. “Proporre tolleranza zero rispetto a un fenomeno che ha ramificazioni inter-disciplinari e implicazioni trans-nazionali significa proporre la gestione di un percorso sociale e culturale attraverso l’istinto di un cane anti-droga“.

Perduca ricorda poi la vicinanza del ministro ai movimenti in difesa della vita: “Proprio come per aborto ed eutanasia, il cosiddetto “Movimento per la vita” vuole continuare a imporre sofferenze, discriminazione e morti anche nel campo della droga, regalando alla malavita un giro di affari da 14 miliardi“, conclude Perduca.

Dal canto suo, il ministro Fontana ricorda che “il problema è stato trascurato dalla politica. È ora di invertire la tendenza”. Su questo il ministro ha ragione: dopo l’era di Carlo Giovanardi e del del suo braccio destro superproibizionista Giovanni Serpelloni, da anni manca un sottosegretario con delega specifica. Uno scenario che ha portato alla quasi totale assenza di politiche di prevenzione, come denunciato da FqMillennium nel numero dedicato alla droga.

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