Spari in aria mentre canta di mafia e cita diversi boss italiani, veri o cinematografici. E la comparsa di un pregiudicato del posto, Gianfranco Prencipe, genero di un ex consigliere comunale. Tutto nel Comune di Mattinata, sciolto per infiltrazioni della malavita garganica negli scorsi mesi. Indagano polizia e carabinieri sul caso del video musicale del rapper tedesco Eazy Padrino che ha scelto il paese in provincia di Foggia per registrare le sue strofe nelle quali vengono citati Salvatore Giuliano, Tony Soprano e altri boss veri o invenzioni cinematografiche.

A un certo punto del video, che su Youtube ha raccolto diverse migliaia di visualizzazioni, il rapper impugna una pistola all’interno di una villa e spara due colpi in aria. In un altro momento della registrazione, invece, come riporta il sito Immediato.net, Prencipe impugna anche lui la stessa arma e carica il colpo in canna. Le forze dell’ordine stanno valutando se esistano eventuali estremi di reato. I controlli degli investigatori, ancora allo stato embrionale, tendono a verificare se l’arma usata per sparare sia vera (potrebbe anche trattarsi di una pistola di scena, di una scacciacani o di un giocattolo) e se il testo della canzone, nel quale viene citata ripetutamente la parola mafia, sia una sorta di inno alla criminalità organizzata.

Il Comune di Mattinata è stato sciolto per mafia lo scorso 16 marzo. Come scritto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel decreto di scioglimento le persone legate ai clan della mafia foggiana hanno esposto a “pressanti condizionamenti” il lavoro dei consiglieri provocando una situazione di “grave inquinamento e deterioramento”dell’attività amministrativa. All’interno della “compagine di governo e della struttura burocratica”, scriveva invece l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, si contavano diverse persone con “relazioni di parentela o di affinità” con “elementi delle famiglie malavitose localmente egemoni”.

Nella relazione del prefetto, pubblicata da Ilfattoquotidiano.it, si raccontano decine di episodi che proverebbero le infiltrazioni: dall’azienda del genero di un noto pregiudicato che aveva “addirittura provveduto a trasportare le schede in prefettura” nel giorno del referendum costituzionale fino agli interventi di valorizzazione turistico-ricreativa del bosco Vergone del Lupo, un posto incontaminato del Gargano famoso per i maestosi alberi di leccio.

Vennero affidati a una cooperativa il cui presidente è lo zio di Francesco Quitadamo, ritenuto legato al clan Romito, tra i più influenti della mafia garganica e capeggiato fino allo scorso agoso da Mario Luciano Romito, primo obiettivo dei sicari che ad agosto 2017 uccisero 4 persone – tra cui due innocenti – nella strage di San Marco in Lamis.

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