Durante il 2017 Daesh (o Isis) ha subito una sconfitta devastante culminata con la perdita delle città rappresentative: Mosul in Iraq e Raqqa in Siria. Tutto ciò soprattutto per via dell’intervento di attori militarmente importanti come Usa, Russia, Francia e Gran Bretagna. Ad oggi Daesh non controlla alcun centro di popolazione principale né in Iraq né in Siria. Tuttavia, ciò non significa che l’Isis non rappresenti più un pericolo significativo.

Con la fine del califfato in senso fisico, le tattiche dell’Isis si stanno evolvendo. È molto probabile che si evitino scontri aperti sul campo di battaglia e si ricorrano invece a attacchi terroristici in Medio Oriente o in Occidente a opera di cellule autonome. Ultimo in ordine cronologico quello di Liegi a opera di Benjamin Herman, molto probabilmente radicalizzato in prigione, che ha fatto 3 vittime con un coltello. Una sorta di inversione dei poli da positivo a negativo caratterizzata dall’uso di camion, furgoncini, coltelli, strumenti e mezzi reperibili facilmente ma utilizzati per fini diversi. Gli attacchi dei lupi solitari sono difficili da prevenire ma in termini numerici fanno meno danni delle stragi pianificate dai capi dell’Isis, vedi Parigi (132 morti).

Per rimanere militarmente rilevante, pur non avendo tecnologia a disposizione, l’Isis preferisce rivendicare attacchi suicidi isolati e operazioni definite “colpisci e fuggi”. All’inizio di gennaio, l’Isis ha pubblicato un elenco che celebrava circa 800 attacchi del genere avvenuti nel 2017, compresi quelli contro l’esercito iracheno (quasi 500), le forze curde in Siria (136) e il regime di Assad e i suoi alleati (120), così come alcune dozzine contro i gruppi moderati di opposizione in Siria.

Sebbene molti di questi attacchi si siano verificati durante le operazioni di liberazione di Mosul e Raqqa, è chiaro che i leader dell’Isis considerano questo tipo di operazioni la migliore opzione di battaglia per il futuro. Anche perché la stessa riorganizzazione non sarà semplice vista la demotivazione dei pochi rimasti, i diversi foreign fighters rientrati in patria o i militanti rimasti senza stipendio e alquanto scettici. Il futuro politico dell’Isis potrebbe essere una futura riconciliazione con Al Qaeda – rappresentata da Al Zawahiri – per diverso tempo ostile all’altra “prima donna”, ovvero Al Baghdadi – guida suprema del Califfato islamico.

Proprio questa esaltazione singola dei due leader negli anni non hai mai permesso un accostamento evidente, per non parlare della linea diversa: da un lato Al Baghdadi e la creazione di un Califfato partendo dai proprio territori come Iraq e Siria per poi espandersi all’esterno; strategia in netto contrasto con quella del medico egiziano che aveva lodato Osama bin Laden per aver colpito gli Usa l’11 settembre 2001, partendo quindi dall’esterno per poi convergere verso l’interno, convincendo così tutta la popolazione musulmana sparsa nel mondo.

Bin Laden e Al Qaeda consideravano il jihad globale come un gioco lungo, mentre l’Isis ha cercato tutto e subito fallendo però clamorosamente nel giro di tre anni a partire dalla sua nascita, il 29 giugno 2014. Mentre il principale nemico di Al Qaeda sono sempre stati gli Stati Uniti, gli obiettivi dell’Isis sono stati più vicini a casa: vale a dire, regimi sciiti apostati come il governo di Bashar Assad in Siria oppure l’Iraq a partire dall’allora primo ministro Nuri al-Maliki che, di fatto, aveva eliminato la corrente sunnita dall’esercito e non solo.

Di certo la padronanza dei social media e della propaganda online ha permesso all’Isis di reclutare decine di migliaia di giovani jihadisti in un modo che Al Qaeda non è mai stato in grado di fare. Inoltre, Al Qaeda ha tagliato i ponti con la sua affiliata irachena, Al Qaeda in Iraq, per le preoccupazioni che l’eccessiva brutalità dell’Aqi potesse respingere potenziali seguaci. Ironia della sorte, il numero di convertiti in streaming per aiutare lo Stato islamico è stato di gran lunga superiore a qualsiasi altro conflitto moderno nel mondo islamico.  Per ora quindi una collaborazione tra Isis e Al Qaeda è poco probabile ma in futuro non è da escludere soprattutto in nome di un obiettivo comune.

Articolo Precedente

Libia, Sarraj e Haftar a Parigi: ‘Voto il 10 dicembre’. Macron scavalca ancora l’Italia

next
Articolo Successivo

Africa, “prestiti e sovvenzioni dalla Cina”: possibile inclusione dello yuan nelle riserve valutarie di 14 Paesi

next