Prima le urla “Allah Akbar”, poi le poliziotte disarmate, le coltellate e gli spari. Ha fatto 3 morti, Benjamin Herman, prima di essere neutralizzato dagli agenti mentre teneva in ostaggio una donna. Non un perfetto sconosciuto per le forze dell’ordine, non solo per il suo continuo entrare-e-uscire dal carcere.

A differenza di quanto appreso in un primo momento, infatti, l’uomo era schedato dalla sicurezza di Stato dal 2017 in quanto sospettato di radicalizzazione. Lo riferisce la tv belga Rtbf citando fonti proprie. Nato nel 1987 e originario di Rochefort, secondo quanto precisato dalla procura, Herman aveva un permesso di uscita dalla prigione di qualche ora per un appuntamento per il suo reinserimento, ma non è mai rientrato. 

E questa mattina, quando due poliziotte lo hanno avvicinato per un controllo di routine, l’uomo ha reagito brandendo un coltello. “Ha preso di mira 2 agenti, le ha aggredite alle spalle” con “un’arma bianca”, quindi “si è impossessato delle armi di servizio utilizzandole contro di loro” e le ha uccisi, ha spiegato il procuratore di Liegi.

In seguito ha sparato a “un giovane di 22 anni seduto in un’auto dal lato passeggero” ed è quindi entrato nel liceo de Waha dove “ha preso in ostaggio una donna”. A quel punto è intervenuta la polizia e il killer ha sparato ferendo 2 agenti, ma altri poliziotti sono riusciti ad ucciderlo.

A confermare l’ipotesi che si sia trattato di terrorismo, erano giunte poco dopo l’attentato anche le parole di Eric Van Der Sypt: “Ci sono elementi che puntano nella direzione che questo sia un atto di terrorismo”, aveva dichiarato il portavoce dell’ufficio della procura belga federale. Il domicilio della madre è stato perquisito dalla polizia.

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Belgio, sparatoria davanti a una scuola di Liegi: morti due poliziotti e un passante. Gli spari, la fuga e le vittime a terra

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