I trattamenti con i pesticidi, nella lotta alla Xylella fastidiosa in Puglia, dovranno essere utilizzati a partire da oggi. Non un giorno in più. La determina dell’assessorato all’Agricoltura è netta, come lo è stato l’assessore Leonardo Di Gioia nell’incontro con i sindaci pugliesi, tenuto allo scopo di sedare le polemiche scaturite dall’obbligo all’uso dei pesticidi imposto dal decreto Martina e trovare una linea comune. A quell’incontro, tenuto mercoledì mattina nella sede regionale dell’Anci, la Regione si è presentata con un aut-aut: o le ordinanze emesse dai sindaci per vietare l’uso dei pesticidi vengono annullate o saranno tutte impugnate dinnanzi al Tar.

Perché, per Di Gioia, “non si può argomentare solo politicamente su questa materia, pur avendo questo argomento un forte impatto sulla popolazione”. Dunque, la Regione scriverà ai prefetti competenti perché “quelle ordinanze sono in contrasto con norme europee, nazionali e con le regole regionali”, in più perché basate sul presupposto che quei trattamenti comportano danni alla salute quando è lo stesso ministero per la Salute ad averli approvati. La via della mediazione non è andata del tutto a buon fine, molti dei sindaci salentini che hanno scelto di emettere l’ordinanza, sono tuttora convinti di voler continuare ad opporsi in tutte le sedi.

Rispetto al decreto Martina, la Regione ha vietato l’uso di un solo prodotto, tra quelli consigliati, perché nel 2019 sarà proibito anche dall’Efsa. Per il resto la determina regionale, mutua il decreto ministeriale: gli agricoltori potranno scegliere tra quelli indicati nel decreto – approvati dal ministero per la Salute e indicati da quello all’Agricoltura come efficaci nella lotta al batterio –, e quindi se preferire i neonicotinoidi, ritenuti impattanti per le api, o i piretroidi. Il rischio maggiore è per chi opera in regime di agricoltura biologica: la Regione ha deciso di derogare al decreto, autorizzando l’uso di prodotti a base di olio essenziale di arancio dolce e spinosad. Su questo pende la risposta del ministero che, ad oggi, non è ancora arrivata. In caso di diniego, però, gli imprenditori agricoli perderebbero la possibilità di vendere in biologico i propri prodotti, per i prossimi tre anni.

Ma il dietrofront della Regione sul tema pesticidi va ricercato nella decisione della Commissione europea di deferire l’Italia alla Corte Ue per non aver adottato le misure necessarie per fermare la diffusione del batterio Xylella in Puglia. In buona sostanza non sono state abbattute le piante infette, nei tempi prestabiliti. Ecco perché nei giorni scorsi il governatore Michele Emiliano aveva chiesto al premier uscente, Paolo Gentiloni, di emettere un decreto che autorizzasse la Regione ad accelerare sugli espianti bypassando i passaggi burocratici. Ed ecco perché, ora, si sceglie la linea dura anche sul fronte pesticidi. E l’assessore all’Agricoltura lo ha detto chiaro: “Non dobbiamo fare lo stesso errore di quando ci fu chiesto di tagliare gli alberi e si passò alle vie legali, tuttora pendenti”.

A supporto di questa tesi, i numeri comunicati questa mattina a Bruxelles: nel marzo 2018 le piante infette erano 2950, adesso ammontano a 3700. L’87 per cento delle piante risultate positive al batterio, attualmente, ricadono nei comuni di Francavilla Fontana e Oria, nel Brindisino, “dove lo scorso anno – ha puntualizzato Di Gioia – le sospensive del Tar hanno bloccato gli abbattimenti”. L’espansione è “inesorabile” ma opponendosi ai metodi che la scienza reputa efficaci “si consegna un pezzo della Puglia alla morte dell’olivicoltura”.

Intanto il Comitato Ue per la tutela delle piante, su richiesta della Commissione, ha approvato l’estensione dell’area di quarantena della Xylella, di altri 20 chilometri verso il nord della Puglia. E lunedì è attesa la visita dei commissari europei e del commissario europeo per la Salute, Vytenis Andriukaitis, con l’obiettivo di verificare se la Puglia stia rispettando o meno i tempi imposti per la lotta al batterio. La corsa contro il tempo – e le sanzioni – continua.

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