Cinema

Vittorio Taviani morto, addio al regista premiato a Cannes e Berlino. Con il fratello Paolo nella storia del cinema

Nel loro percorso come autori di un cinema civilmente impegnato, hanno trovato spazio e tempo per dedicarsi anche alla trasposizione di opere letterarie. Premiati a Cannes e Berlino i due autori hanno sempre lavorato insieme. Da Padre padrone a Una questione privata tra impegno civile e trasposizioni letterarie

di F. Q.

Questa mattina è morto a Roma Vittorio Taviani, regista che insieme al fratello Paolo, ha diretto film che sono entrati nella storia del cinema italiano, come Padre Padrone (Palma d’oro a Cannes nel 1977), La Notte di San Lorenzo, Kaos e Cesare deve morire (Orso d’oro a Berlino). Il regista aveva 88 anni ed era malato da tempo. L’ultimo lavoro, presentato alla Festa di Roma e al Festival di Toronto, è stato Una questione privata, ispirato al romanzo breve di Beppe Fenoglio, con Luca Marinelli, Valentina Belle’ e Lorenzo Richelmy. Alla presentazione dell’opera alla Festa di Roma lo scorso ottobre Paolo del fratello assente agli incontri stampa perché malato aveva detto: “È molto arrabbiato per non essere potuto venire qui. Il fatto è che ci si invecchia e ci si ammala. Ma abbiamo fatto tutto lo stesso insieme. Ci telefonavamo e litigavamo, insomma tutto come prima”.

Sempre lo scorso ottobre c’era stato un emozionante ritorno al backstage di Padre padrone 40 anni dopo. Il regista Sergio Naitza era tornato sul set del film ispirato all’omonimo libro-fenomeno di Gavino Ledda per dar voce ai protagonisti di quell’esperienza memorabile. Il documentario “Dalla quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone”, era stato poi presentato ai primi di novembre in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

Da oggi non si potrà più dire, al presente, “i Taviani”, ma quello dei due fratelli resta uno dei connubi più fertili e geniali del cinema italiano. La loro carriera inzia negli anni ’60. Figli di un avvocato antifascista, i fratelli Taviani avevano abbandonato gli studi in Legge per dedicarsi  al cinema. Documentaristi, sceneggiatori e registi di lungometraggi insieme a Valentino Orsini, anche lui toscano come i due fratelli di San Miniato (Pisa), hanno lavorato con Un uomo da bruciare (con Gian Maria Volontè), I fuorilegge del matrimonio. Nel 1967 cominciarono il loro volo autonomo, dirigendo, sempre insieme, I sovversivi. Nel loro percorso come autori di un cinema civilmente impegnato, hanno trovato spazio e tempo per dedicarsi anche alla trasposizione di opere letterarie; ricordiamo: Sotto il segno dello Scorpione (1969); San Michele aveva un gallo … (1971); Allonsanfàn del 1974 con Marcello Mastroianni e Lea Massari; Padre padrone (1977) premiato a sulla Croisette: premio consegnato dalla mani del grande Roberto Rosselini. Negli anni ’80 e ’90 La notte di San Lorenzo,(1982); Kaos (1984); Fiorile (1993); Le affinità elettive del 1996 da Goethe; Tu ridi (1998).

Del 2007 è La masseria delle allodole, che racconta il genocidio del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, mentre nel 2012 i due registi hanno diretto Cesare deve morire, dramma carcerario ambientato a Rebibbia, recitato dai detenuti e ispirato al Giulio Cesare di William Shakespeare, che nello stesso anno ha trionfato a Berlino con l’Orso d’oro al Festival di Berlino ed è valso ai due autori anche i due maggiori premi ai David di Donatello, quelli di miglior film e di migliore regista. Nel 2015 sono tornati alla regia con Meraviglioso Boccaccio, liberamente ispirato al Decamerone, cui ha fatto seguito nel 2017 Una questione privata. Nel 2016 hanno ricevuto il David di Donatello Speciale per il 60° anniversario del premio.

Moltissimi i ricordi e riconoscimenti per il regista. Uno su tutti quelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La scomparsa di Vittorio Taviani costituisce un grave lutto per il cinema e la cultura italiani, che perdono un indiscusso e amato protagonista. Il fecondo sodalizio, umano e artistico, con il fratello Paolo ha prodotto capolavori indimenticabili, nei quali la cifra stilistica, di estrema raffinatezza e di alta poesia, si è sempre coniugata con un forte sentimento di passione civile. Nell’inviare alla moglie, ai figli e al fratello Paolo, il mio cordoglio più sentito, desidero ricordare anche il tratto umano – generoso, affabile e riservato – del regista appena scomparso”.

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