Nel suo ufficio ha un grande ritratto di Silvio Berlusconi, ma ci tiene a dire che “più di quello che ho appeso alla parete conta quello che ho nel cuore”. Ennio Doris, fondatore e presidente di Mediolanum e banchiere ex socio del leader di Forza Italia, intervistato dalla Stampa delinea il suo personale scenario politico dopo le elezioni. Dove il protagonista è lo sconfitto numero uno, cioè il Partito democratico.

“I due vincitori Centrodestra e Cinque Stelle non sono compatibili – dice Doris alla Stampa -. Che Lega e Cinque Stelle si mettano insieme è fantasia”. Quindi, anziché pensare a Salvini o a Di Maio, “io mi concentrerei più sul Pd e su Renzi perché la legislatura è nelle mani del Pd, e di Renzi, è lui che darà le carte. Certo – aggiunge – il presidente della Repubblica Mattarella sentirà i vincitori, ma poi al Centrodestra mancano complessivamente circa 75 parlamentari e ai 5 Stelle ne mancano oltre 140 quasi il doppio”.

Per questo “sarà il Pd – che oltre a tanti errori, ha pensato alla crescita e ultimamente ha fatto cose buone per l’economia usando lo strumento fiscale – a decidere se allearsi con il Centrodestra, con i Cinquestelle o se ci sarà un governo del Presidente“, dichiara Doris, secondo cui “se il Pd sceglierà l’alleanza con il Centrodestra la strada per certe cose è spianata. Se sceglierà i cinquestelle dovrà imporre la continuità di provvedimenti che si sono dimostrati molto buoni”. Tra questi si sono stati “gli 80 euro, tanto criticati” che “hanno aiutato i consumi; il programma 4.0 ha concesso ammortamenti aggressivi alle aziende che investivano”. E ancora: per Doris “i Piani individuali di risparmio (Pir) sono stati una svolta, avranno un ruolo chiave per trasformare migliaia di piccole medie imprese italiane”.

Quello che chiede Doris, quindi, è continuità e se “il Pd sceglierà l’alleanza con il Centrodestra la strada per certe cose è spianata”. Al contrario, se opterà per “i cinquestelle dovrà imporre la continuità di provvedimenti che si sono dimostrati molto buoni”. Le cose non cambiano nemmeno se Renzi lascia la segreteria, perché “il pallino in mano resterà al Pd e dobbiamo chiederci: potranno uccidere quello che hanno fatto?”. E sulla sconfitta di Berlusconi che dice? Per lui ha perso “per due ragioni: perché non era candidato e perché ha dato sostegno alle politiche europee. Silvio ha parlato alla pancia, ma ha anche parlato alla testa, alla ragione. Quello che ha detto sull’Europa non gli ha giovato. Ma è stato lo stesso un grande, ha recuperato 2 o 3 punti percentuali rispetto alle stime iniziali“.

 

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