No a Paolo Romani presidente del Senato, via libera a Roberto Fico come numero uno di Montecitorio. Dopo una serie di anticipazioni il Movimento 5 stelle ufficializza la linea che intende seguire nella delicata partita dell’elezione dei presidenti delle Camere. “Vogliamo dare il via a questa legislatura, per questo ci siamo confrontati e continueremo a farlo con tutte le forze politiche. Allo stesso tempo però non veniamo meno ai nostri principi, per cui non voteremo persone condannate o sotto processo. Gli italiani hanno bisogno di risposte ai loro problemi, concentriamoci su quello”, dicono i due capigruppo pentastellati di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli.

Una dichiarazione che torna nuovamente a bloccare la candidatura del forzista Romani per la poltrona più alta di Palazzo Madama. Nei giorni scorsi, infatti, era stato Luigi Di Maio a scrivere sul blog delle Stelle di non essere disponibile ad appoggiare persone sotto processo o condannate in via definitiva. E l’ex ministro di Silvio Berlusconi è appunto condannato per peculato“Si tratta di una vicenda che personalmente mi rattrista e mi mortifica perché vede coinvolta mia figlia, all’epoca dei fatti minorenne, e mette in discussione la mia capacità di padre di conciliare il lavoro e la famiglia e di esercitare come tutti il dovuto controllo”, si era provato a giustificare lui, condannato perché lasciò alla figlia il cellulare che il Comune di Monza gli diede da assessore. Per noi Romani resta invotabile“, conferma però il senatore Matteo Mantero, anche se, osserva, “il centrodestra potrebbe comunque votarselo da solo e a quel punto i nostri voti non sarebbero necessari”. E se il nome dovesse essere un altro? “A quel punto – spiega un altro senatore pentastellato all’agenzia Adnkronos-, se c’è un nome che possiamo non ostacolare, potremmo uscire dall’Aula o votare scheda bianca“.

Al Senato, dunque, si riaprirebbero i giochi per individuare il successore di Pietro Grasso, visto che anche Matteo Salvini sembra avallare il veto del M5s  in nome della “condivisione” delle scelte tra tutte le forze politiche, rilanciata più volte negli ultimi giorni. “Devono esserci nomi e cognomi condivisi da tutti. Ogni partito può avere nomi e cognomi condivisi da tutti”, ha detto il leader della Lega nord. E a chi gli chiedeva se il M5s avesse dovuto far cadere il suo veto per “chiudere l’accordo” Salvini ha ripetuto: “No, devono esserci nomi e cognomi condivisi da tutti e penso che ogni partito possa avere nomi e cognomi condivisi da tutti”. E se da una parte il leader della Lega conferma l’intenzione di lasciare la presidenza del Senato a Forza Italia – “Se questo serve a concludere un accordo e far partire il Parlamento prima possibile, posso tranquillamente farne a meno” – dall’altra i berlusconiani dovranno trovare un nuovo candidato per lo scranno più alto di Palazzo Madama con una sola caratteristica fondamentale nel curriculum: che sia incensurato.

Diversa la questione per la presidenza della Camera, poltrona rivendicata a più riprese da Di Maio per un esponente del suo partito.” Vogliamo Montecitorio perché qui ci sono più vitalizi da tagliare e regolamenti da cambiare”, ha detto il capo politico del M5s agli eletti. E poi perché “avere la presidenza di Montecitorio ci metterebbe al riparo da canguri e altre porcherie che abbiamo subito nella scorsa legislatura”. Secondo l’Adnkronos, dunque, sarà Fico il nome che  domani sarà ufficializzato come probabile erede di Laura Boldrini, durante l’assemblea congiunta del M5s in programma alle 13. Una mossa, quella di indicare il presidente uscente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, che – come ha raccontato Il Fatto Quotidiano punta ad “aprire” al Pd in vista di un appoggio esterno ad un futuro governo guidato da Di Maio. Considerato in ballottaggio con Riccardo Fraccaro, più gradito alla Lega , Fico è infatti considerato un 5 Stelle con il cuore a sinistra. Un segnale ai dem in attesa delle consultazioni.

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