Il Salento “militarizzato”. È così che lo descrivono gli abitanti di Melendugno, in provincia di Lecce, e delle zone limitrofe. “Sono partiti in questi giorni i lavori per ottimare la fase zero, che è quella propedeutica all’apertura del cantiere, non ancora il vero e proprio cantiere per il gasdotto Tap“, racconta a ilfattoquotidiano.it Marco Santoro Verri del Movimento No Tap. “Dovevano ottemperare a prescrizioni di Ministero, Comune e Regione. Ma non ci è data la possibilità di vedere che stanno facendo in quell’area ‘rossa’, perché non può entrare nessuno”. Possono entrare i giornalisti, previo accredito in Questura, e possono chiedere di fare visita i parlamentari.

“Il Comune non può entrare, no”, gli fa eco il sindaco di Melendugno, Marco Potì. “L’area dei lavori doveva essere di due ettari e otto. Ora è molto più grande per ‘questioni di sicurezza’ decise dalla Questura”. Risultato? “Un paese militarizzato per tentare di spegnere la lotta. Hanno anche cominciato a mandare fogli di via a dei ragazzi che per i prossimi tre anni non potranno avvicinarsi al territorio di Melendugno ma che sono solo rei di aver protestato pacificamente come tutti noi. Ma hanno ottenuto il risultato contrario: continueremo a dire con ancora più forza, e sempre pacificamente, che siamo contrari alla Tap: qui e altrove”, dice Marco.

“In questo momento, in Salento, i diritti sono sospesi: quelli di proprietà, quello all’informazione”, dice Potì. “E non dimentichiamo i disagi: le persone non possono raggiungere le loro proprietà, o riescono con grande difficoltà. Non possono andare a raccogliere le olive, invitare delle persone che vogliono andare a trovarle per un caffè”. “Sembra che ci siano 650 agenti che operano su questo territorio in questo periodo. A un costo esorbitante”, conclude il sindaco Potì.

“Oggi siamo andati a raccogliere le olive”, racconta Chiara. “Ci hanno controllato sia all’entrata che all’uscita, e abbiamo atteso al check point almeno tre quarti d’ora. C’è la polizia, la guardia di finanza, ci sono i Carabinieri“. “Volevo andare a controllare cosa stavano facendo nella mia campagna. Stanno lavorando dentro alla mia campagna senza il mio permesso”, dice Alfonso. “Nel mio terreno ho 27 alberi di mia proprietà. Posso raggiungere solo sette alberi: gli altri 20 miei alberi li posso solo salutare da lontano”, racconta un altro proprietario, Niceto.

“Fanno controlli anche a chi va a correre”, dice Anna. “Mentre loro devastano il territorio, i muretti a secco e distruggono tutto, io ho fatto richiesta un anno fa di ristrutturare la casa di campagna che è proprio in quella zona. Devono ancora darmi risposta, perché, mi hanno detto, c’è il vincolo paesaggistico. Per me vale e per loro non vale?”.

Enzo ha un ristorante nella piazzetta centrale di San Foca, marina di Melendugno, a due passi da San Basilio, il punto sulla costa dove comparirà il tunnel. “Apriamo lo stesso, ma sembra che ci sia il coprifuoco e quindi non viene nessuno. Le persone telefonano per sapere se è ancora possibile arrivare a San Foca e i turisti – che pure ci sono, d’inverno, qui – vedendo tutta questa polizia, preferiscono restare a casa oppure andare da un’altra parte. Altrove abbattiamo i muri, qui mettiamo il filo spinato”.

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Tap, controlli e filo spinato attorno al cantiere. I diritti negati nella zona rossa: “Non posso invitare amici per un caffè”

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