Quando otto mesi fa il Senato salvò dalla decadenza Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 condannato per peculato, tra i parlamentari che votarono contro ce ne fu uno che fu più contento di altri: Niccolò Ghedini. Lo storico avvocato di Silvio Berlusconi aveva assistito in diretta alla rottamazione – grazie ai voti di Fi e Pd – della legge Severino, norma che aveva portato all’espulsione da Palazzo Madama dell’ormai ex Cavaliere. Una decisione quella dei parlamentati che si potrebbe trasformare nel grimaldello capace di scardinare la tanto odiata legge. “Fatti identici trattati in maniera diversa” disse al fattoquotidiano.it il legale già pensando a Straburgo. E oggi diversi giudici della Corte europea dei diritti umani, dove si tiene l’unica e ultima udienza per il ricorso presentato dall’ex premier davanti a oltre 500 persone tra giornalisti, studenti e avvocati, hanno chiesto conto ai rappresentanti del governo italiano sulle “discrepanze” tra il caso di Berlusconi e quello di Minzolini. Il giudice islandese Robert Spano ha chiesto se le regole possono spiegare “se in un particolare caso può essere esercitato un potere discrezionale” da parte del Senato. Il magistrato portoghese Paulo Pinto de Albuquerque, ha chiesto ragione di un altro punto sottolineato dai legali di Berlusconi: “La scelta di procedere al Senato con uno scrutinio pubblico malgrado il regolamento preveda un voto segreto in tutti i casi”.

Gli avvocati del governo italiano: “Rispettata la Convenzione”
“Il governo italiano ha rispettato la Convenzione dei diritti dell’uomo, nessuna violazione può essergli attribuita – ha dichiarato il rappresentante del governo, Maria Giuliana Civinini – Il diritto è stato scrupolosamente rispettato”. La decisione della decadenza da senatore e della sua ineleggibilità “non è stata arbitrariaè arrivata al termine di una procedura che ha rispettato tutti i diritti” del Cavaliere. Ma non solo: “L’applicazione della legge Severino non è stata né persecutrice né ad personam” ha aggiunto Civinini parlando davanti ai 17 giudici della Corte. Civinini ha attaccato tutti i punti della difesa, in particolare quello della presunta retroattività nell’applicazione della legge Severino. “La legge – ha replicato – si è applicata alle elezioni di febbraio 2013, vale a dire dopo l’adozione della legge”. Civinini ha ricordato la cronologia del caso all’esame della Corte: la condanna di Berlusconi per frode fiscale a ottobre 2012, l’entrata in vigore della legge Severino a novembre, le elezioni a febbraio, la condanna in appello a maggio 2013 e il pronunciamento in Cassazione ad agosto. L’avvocato del governo ha sostenuto che la procedura seguita nei casi di Berlusconi e Minzolini “è stata esattamente la stessa” aggiungendo, secondo quanto riporta l’Ansa, l’affermazione che “la differenza è che per il primo si tratta di una non validazione del risultato elettorale, per Minzolini si tratta di decadenza. Al Senato c’è stata una discussione ampia e libera e bisogna sottolineare che molti anche nel Pd hanno votato contro la decadenza di Minzolini”, per il quale “il Parlamento ha valutato che ci fossero dubbi sull’imparzialità del tribunale d’appello“.

Gli avvocati dell’ex premier: “Legge di natura penale e retroattiva”
Poco prima infatti il legale di Silvio Berlusconi, Edward Fitzgerald, aveva sottolineato che nel caso del Cavaliere “la legge Severino è stata applicata a fatti contestati per gli anni 1995-1998, quindici prima che la legge fosse adottata”. Berlusconi, ha aggiunto davanti alla Corte di Strasburgo “è stato privato del suo seggio con un voto in un Senato composto a maggioranza da suoi avversari: non era giustizia ma ma un anfiteatro romano in cui una maggioranza di pollice versi o pollici in alto decidono se uno va su o giù”. Per Fitzgerald la legge Severino “è di natura penale e retroattiva”. Ciononostante la decisione del Senato, ha aggiunto, “non è stata in seguito sottoposta ad alcuna corte”. Il legale aveva anche sottolineato la differenza di applicazione della legge nel caso Minzolini: “Se la legge non è chiara nel suo esercizio c’è ogni volta un rischio reale di abuso. Una situazione non conforme allo Stato di diritto”. Una tesi però smentita dai giuristi italiani e dalla stessa corte Costituzionale.

Il precedente: Gabetti-Ifil
In verità a favore dell’ex Cavaliere potrebbe giocare anche una precedente sentenza della Corte europea dei diritti umani sul caso Grande Stevens, citata dal professor Franco Coppi durante la sua arringa in Cassazione per il processo Mediaset il 18 marzo del 2014. Il verdetto della Cedu era stato emesso solo il 4 marzo e aveva esteso il principio giuridico del “ne bis in idem”  (che prevede che non si possa essere condannati due volte per lo stesso fatto), sinora limitato alle sanzioni penali, anche alle pene amministrative. La corte di Strasburgo aveva stabilito che, istruendo un processo penale contro Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti per Ifil-Exor (poi conclusosi con l’assoluzione), l’Italia aveva commesso un abuso, perché i due erano già stati condannati in via amministrativa dopo una procedura promossa dalla Consob, l’organo di vigilanza della Borsa. Di qui, per Strasburgo, la violazione dell’articolo 4 del protocollo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che stabilisce che non si può essere giudicati e puniti due volte per lo stesso reato. L’avvocato Coppi aveva sostenuto che il verdetto di Strasburgo aveva attinenza con la vicenda del Cavaliere in quanto “affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni penali e rileva che qualora una sanzione accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide su diritti fondamentali, allora non può essere cumulata con un’altra sanzione simile”. La Cassazione aveva poi confermato la condanna per l’ex Cavaliere e di fatto messo in moto il meccanismo che lo portò alla decadenza.  “Sono state fatte domande molto acute dalla Corte, alle quali è stata data risposta, ora aspettiamo la decisione con una qualche fiducia” dice oggi Coppi. I tempi per la sentenza “non sono brevissimi noi avremmo tutto l’interesse a conoscere l’esito nel più breve tempo possibile ma non possiamo farci niente”. I termini della questione, ha aggiunto “erano quelli che avevamo rappresentato nei motivi scritti”.

La Commissione di Venezia: “Legge Severino rispetta diritti”
Al vaglio dei magistrati ci sarà anche il parere della Commissione di Venezia. organo d’esperti costituzionalisti del Consiglio d’Europa. L’iter seguito in Italia per decretare la decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare è in linea con le condizioni minime di tutela dei diritti umani. Un parere tutt’altro che positivo per l’ex premier. Che invece si dice fiducioso: “In queste ore sono davvero sereno e soprattutto fiducioso. Mi aspetto che la Corte di #Strasburgo accolga il mio ricorso. Il mio ruolo nella prossima campagna elettorale è comunque chiaro: sarò in campo per portare il centrodestra al governo del Paese”. Ad aspettarlo c’è Matteo Renzi che conferma di sperare che il Cavaliere possa essere candidabile e poter “fare campagna elettorale”.

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