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Charles Manson morto, il fondatore della setta che fece la strage di Bel Air era in carcere dal 1969

Nell’agosto del 1969 alcuni suoi seguaci, noti come la "Manson family", entrarono nella residenza di Cielo Drive e uccisero la 26enne Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski e incinta all’ottavo mese, gli amici Jay Sebring, Wojciech Frykowski e Abigail Folger e il venditore Steven Parent. Il guru fu condannato a morte come mandante, pena poi convertita

di F. Q.

Charles Manson, uno dei criminali più feroci del ventesimo secolo, è morto in un ospedale della California. Aveva 83 anni. Nell’agosto del 1969 alcuni suoi seguaci – noti come la “Manson family” – commisero un massacro tra i più efferati della storia recente: entrarono nella residenza di Cielo Drive, a Los Angeles, e uccisero la 26enne Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski e incinta all’ottavo mese, gli amici Jay Sebring, Wojciech Frykowski e Abigail Folger e il venditore Steven Parent.

L’assassinio, passato alla storia come la strage di Bel Air, ebbe forte risonanza mediatica e la setta ne derivò un’enorme e macabra popolarità. Manson, nato il 12 novembre 1934 a Cincinnati in Ohio, era già entrato e uscito molte volte dal carcere, dopo un’infanzia difficile in cui era stato trascurato dai genitori ed era finito a vivere per strada. In seguito, ha raccontato di aver subito violenze e abusi sessuali. Di altrettanti è stato accusato. Dopo la metà degli anni ’60, mentre era libero, Manson cominciò ad attirare attorno a sé molti adepti, uomini e donne provenienti da vari gruppi sociali. Si presentò loro come una figura paterna, un punto di riferimento, un amante, un mentore: ne nacque la ‘Famiglia’, in cui si fusero anche le credenze in Scientology e in Satana e l’odio per i neri.

In questo periodo nacque la sua ideologia ‘Helter Skelter’, derivata dall’interpretazione di Manson della canzone dei Beatles, in cui lesse l’avvicinarsi di una guerra tra ‘razze’. Dopo una serie di omicidi seriali commessi dai membri della sua setta, nell’agosto 1969 avvenne l’assassinio passato alla storia per la sua efferatezza: quello nella casa di Polanski. I suoi adepti erano armati di pistole, un revolver e una corda di nylon lunga 13 metri. Nessuno degli occupanti della casa fu risparmiato, non ci furono sopravvissuti. Polanski si salvò perché si trovava all’estero per lavoro. Il giorno successivo furono uccisi in un altro spietato crimine Leno e Rosemary LeBianca, sempre a Los Angeles.

Gli omicidi seriali proseguirono e voci sul coinvolgimento della setta, che in quel periodo viveva nello Spahn Ranch, cominciarono a circolare. Manson fu inizialmente arrestato per droga, poi incriminato anche per gli omicidi grazie alla delazione di alcuni ex adepti. Il processo contro Manson e le sue “ragazze” – complici e tra le esecutrici materiali dei suoi delitti, giovani che erano entrate a far parte del gruppo di ragazzi che lo seguiva perché attratto dal suo carisma e lo considerava un leader religioso oltre che morale – iniziò il 15 giugno del 1970 ed è stato uno dei più lunghi e costosi della storia criminale degli Stati Uniti. Nel 1971 Manson, considerato il mandante degli assassinii, fu condannato a morte (pena poi convertita in ergastolo perché la California abolì la pena capitale) per il suo ruolo in questi ultimi omicidi. Altre condanne analoghe furono inflitte a vari suoi seguaci. Manson si era presentato in tribunale con una X tatuata in fronte, che in seguitò trasformò in una svastica. Per più di 10 volte gli è stata negata la libertà sulla parola, mentre per oltre 45 anni è stato rinchiuso nella prigione statale di Corcoran, in California. E’ morto in ospedale a Bakersfield, in California, dove si trovava in fin di vita per un’emorragia intestinale.

Riceviamo e pubblichiamo

Qualsiasi insinuazione riguardante un ipotetico coinvolgimento di Manson con Scientology o che basasse la sua filosofia su Scientology è falsa e fuorviante. Nel 1971, il Pubblico Ministero del caso Manson, Vincent Bugliosi, scrisse una comunicazione ufficiale affermando di non aver trovato alcuna prova che Manson fosse un partecipante della Chiesa di Scientology. La scrittrice Paulette Cooper 
fece una dichiarazione giurata in cui corresse alcune affermazioni false riportate in un suo libro su Scientology. Non dichiaro’ alcuna certezza circa la partecipazione di Manson alla Chiesa di Scientology o circa la possibilita’ che avesse letto dei testi di Scientology. Per di piu’ il Guardian riporto’ in un suo articolo del 1971 che un editore aveva ritirato le sue precedenti insinuazioni in tal senso, riconoscendo l’assenza di prove certe. Ma soprattutto, niente negli scritti di Scientology giustifica o ispira ad atti simili a quelli di cui e’ stato accusato Charles Manson, poiche’ contrari alla teologia di Scientology. Riteniamo che sia fuorviante, pericoloso e offensivo della dignita’ dei fedeli, oltre che contrario al loro diritto di professare liberamente il credo, fornire tali suggestioni. Poiche’ le azioni criminose, sempre a responsabilita’ individuale, si qualificano come tali rispetto ai codici penali, non al credo o ai gusti delle persone, alla tifoseria calcistica, al tipo di musica che si ascolta o altro ancora.

Fabrizio D’Agostino
Direttore Affari Pubblici
Chiesa di Scientology di Roma e Mediterraneo

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