di Angelo Mazzoleni

Strano Paese l’Italia. Moltissimi bravi cittadini si lamentano di una classe politica indegna, di un sistema malato e corrotto, dell’ economia disastrata da decenni di malgoverno. Eppure, quando si tratta di dare il proprio contributo a un possibile cambiamento, una buona metà di italiani si astiene o vota sempre per quegli stessi soggetti che sono i primi responsabili dei disastri nazionali. Senso etico, consapevolezza, informazione critica pari a zero? Credo che queste siano solo una parte delle ragioni di fondo.

Il fatto che ognuno rimanga visceralmente attaccato al cordone ombelicale del proprio partito per abitudine, disinformazione, pigrizia mentale, deriva da un comune sentire di natura psicologica: la paura del cambiamento.

In altri termini, molti italiani preferiscono restare attaccati alla casa madre, all’usato, anche se non sicuro, ormai decrepito, ma già sperimentato, invece di aprirsi a un possibile nuovo. Diventa perciò normale difendere, giustificare o negare (bollandolo come persecuzione giudiziaria) ogni atto indegno compiuto da esponenti del proprio partito. Moltissimi italiani sembrano avere la memoria talmente corta da cancellare in un istante il ricordo, pur recentissimo, dei danni prodotti, da venti anni di berlusconismo o di finta sinistra al governo.

Il passo successivo, finito il breve periodo di indignazione collettiva di Mani pulite, è stato quello di una progressiva assuefazione e rassegnazione collettiva. Da gran tempo le manifestazioni di piazza si contano sulle punte delle dita. Corruzione, massoneria, poteri forti, salvo che per una parte della collettività, sembrano non avere più alcun peso nella scelta elettorale di molti italiani divisi ormai in tifoserie.

Pur considerando che, da sempre, l’Italia è Paese moderato, conservatore e di destra, non ci si può spiegare altrimenti, a mio parere, la ragione per cui un Berlusconi possa ancora tornare in auge e possa ancora vincere e governare, pur sotto nuova indagine e con i cosiddetti impresentabili, in Sicilia. Non ci si spiega razionalmente perché un elettore di sinistra informato voti ancora Matteo Renzi. Soprattutto perché moltissimi aventi diritto al voto, arrabbiati o rassegnati, si astengano dal votare facendo il gioco del potere in carica invece di esprimersi per una alternativa possibile di cambiamento. E qui il discorso, comunque la si pensi, ci porta alla mancata vittoria del M5S in Sicilia.

Sicuramente ha pesato e continua a pesare molto, nella mancata conquista siciliana, la tesi diffusa dei “Grillini inesperti e incapaci di governare” (come se i partiti tradizionali avessero mostrato di non esserlo). Questo aspetto ha infatti aumentato la tendenziale paura di molti italiani del cambiamento. Inoltre, vanno considerati anche gli effetti secondari insiti nel Dna della sottocultura dell’italiano medio, spesso interessato più al bene della sua parte che al bene collettivo, con scarso senso etico, sempre pronto a delegare a un capo invece che partecipare attivamente alla vita del Paese.

Manca in sostanza, in ancora molti, troppi italiani, il coraggio di cambiare, di provare quello che molti media descrivono, spesso faziosamente, come “un salto nel buio”. Questo, nonostante la precarietà della loro condizione, oltre alla chiara, obiettiva e razionale individuazione dei responsabili politici.

Forse, se superassero questa patologia, molti cittadini potrebbero scoprire che, questo salto, se accompagnato dalla loro partecipazione attiva, potrebbe invece portare l’Italia “fuori dal buio” in cui giace da anni.

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