Salta la minipatrimoniale” sui risparmi custoditi nelle polizze vita a capitale garantito. Ma nell’ultima bozza della legge di Bilancio spunta un balzello di 10 euro da pagare per partecipare ai concorsi previsti dalla legge Buona scuola. E rimane l’ipotesi di mettere all’asta il magazzino dei crediti fiscali affidati alla defunta Equitalia tra 2000 e 2010 e non riscossi. Obiettivo, incassare almeno 4 miliardi tra 2018 e 2020 a fronte di un valore nominale di 500-600 miliardi di euro. Cedere le vecchie cartelle, fanno però notare le opposizioni, equivale a esporre i debitori a procedure di riscossione molto più drastiche rispetto a quelle consentite al fisco.

Banche e società specializzare nella gestione dei crediti deteriorati possono per esempio pignorare anche la prima casa. E sequestrare ben più del quinto dello stipendio che Equitalia poteva prendersi solo in caso di buste paga superiori ai 5mila euro, mentre a chi guadagna meno di 2.500 euro doveva lasciare i nove decimi della retribuzione. Meno tutele anche per i pensionati: all’agente della riscossione era vietato toccare gli assegni di importo inferiore a quello sociale.

L’articolo del testo ancora provvisorio dispone la “Cessione di tutti i carichi 2000-2010 affidati all’agente della riscossione”. Un magazzino che vale alcune centinaia di miliardi, considerato che i crediti affidati tra 2000 e 2016 ammontano a 817 miliardi e che dalla maxi asta rimarranno fuori quelli sui quali siano in atto procedure concorsuali, rateizzazioni o rottamazione. Il prezzo di cessione andrà pagato in tre rate annuali fino al 2020 e non potrà essere inferiore a 4 miliardi e 86 milioni. Il diritto alla riscossione dei carichi, precisa il penultimo comma, “si prescrive con il decorso di dieci anni, quando riguardo ad essi è stata notificata e non opposta nei termini la cartella di pagamento” oppure un avviso di accertamento. I crediti oggetto di cessione saranno automaticamente eliminati  dal bilancio della nuova Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Sempre per fare cassa, sono previste misure per recuperare parte del mancato versamento di accise per i carburanti. L’evasione Iva berrà contrastata prevedendo il versamento dell’imposta, senza possibilità di compensazione, nel momento dell’estrazione dal deposito. La relazione tecnica stima che su 66 miliardi di litri di prodotti petroliferi, una quota del 15% sia introdotto in un mercato parallelo. Con un recupero del 10-15% si avrebbe un maggiore gettito di circa 270 milioni nel 2018 e di 430 milioni nel 2019.

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