Ci voleva coraggio e Antonio Monda ha dimostrato di averne: il cinema italiano alla 12ma Festa del Cinema di Roma (26/10-5/11) sarà veramente poco. Che non significa scarso, anzi, al contrario “abbiamo lavorato per selezione, non per accumulo. Dunque abbiamo scelto le opere che veramente ci convincevano per la loro qualità. Perché mettere 15 o 20 titoli nazionali significa ucciderli per sovrapposizione, che non fa bene né al cinema italiano né ai nostri festival”. Così proferì il direttore artistico, giunto al suo terzo mandato e con un nuovo triennio davanti ieri contrattualizzato, e la notizia suona di (felice) novità dopo l’ammasso d’italianità – non sempre di livello – propinata all’ultima Mostra veneziana e non solo.

I TITOLI
I titoli della selezione ufficiale sono 39 (14 in anteprima mondiale, 10 fra internazionale ed europea, 31 i Paesi coinvolti) e di questi solo un tricolore: Una questione privata di Paolo e Vittorio Taviani, peraltro già annunciato in precedenza. Altro italiano di spicco, ma tra gli eventi speciali, è il nuovo lavoro di Paolo Genovese, The Place, annunciato come film di chiusura a cui si accompagna sempre come “speciale” un film d’animazione diretto dall’italiano Andrea Mastrovito, Nysferatu – Symphony of a Century, di produzione tuttavia americana. Per il resto il Belpaese compare in pochi sprazzi qua e là, fra le sezioni dei Riflessi (composta prevalentemente da documentari) e i quattro film di pre-apertura, che non si possono annoverare propriamente nella selezione della Festa.

La Festa by Monda, dotata di un budget di 3.419.000 euro, sta dunque continuando il suo cammino controcorrente, dopo “l’edizione straordinaria dello scorso anno in cui il nostro titolo di apertura, Moonlight, ha trionfato agli Oscar” e verso un’identità tanto complessa da trovare quanto è il territorio della Capitale che lo ospita. Non mancheranno certamente le star “il presidente Piera Detassis ed io amiamo i red carpet, ve ne promettiamo almeno una importante ogni sera”, ma attenzione sottolinea proprio Detassis “perché ormai alcune star si sono tramutate in semplici stelle comete e noi oggi abbiamo bisogno di pianeti carichi di senso”.

GLI OSPITI
Fatte le dovute osservazioni, i divi sfileranno accompagnando alcuni film ma soprattutto si legheranno – come negli ultimi due anni – agli attesissimi “Incontri ravvicinati”, alcuni dei quali già annunciati: David Lynch – certamente il più atteso, che riceverà il 4 novembre da Paolo Sorrentino il Premio alla Carriera 2017 – Xavier Dolan, Fiorello, Jake Gyllenhaal, l’allenatore di basket americano Phil Jackson, Ian McKellen, Nanni Moretti (“finalmente più morbido con noi…ci porterà pure un suo piccolo inedito”), il musicista Michael Nyman, lo scrittore pluripremiato Chuck Palahniuk, Gigi Proietti, Vanessa Redgrave e Christoph Waltz. L’attrice britannica Rosamund Pike farà il tappeto rosso quale protagonista dell’opera di apertura, Hostiles di Scott Cooper, aprendo una kermesse che fra gli highlights in programma vede l’atteso Borg McEnroe dello svedese Janus Metz, il francese C’est la vie! della coppia d’oro Eric Toledano & Olivier Nakache, Detroit di Kathryn Bigelow, Last Flag Flying di Richard Linklater, Logan Lucky di Steven Soderbergh, Mademoiselle Paradis di Barbara Albert, Stronger di David Gordon Green, e il primo documentario in assoluto su Steven Spielberg dall’emblematico titolo Spielberg per la regia di Susan Lacy.

La retrospettiva a cura di Mario Sesti è dedicata a “La scuola italiana” intesa come le migliori professionalità del nostro cinema mentre i fil rouges (sempre retrospettivamente…) individuati a tema della selezione e degli incontri sono la musica e lo sport. Eccezionalmente invitato a fare da “guest curator”, Bernardo Bertolucci ha scelto un film che egli stesso presenterà come evento: si tratta di Da’wah dell’italiano Italo Spinelli di produzione però indonesiana.

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