E’ morta dopo quasi un mese di agonia Marcella Ribechini, la 53enne rimasta ustionata il 2 agosto nell’incendio di un’abitazione della Torre della Cigna di Livorno, occupata da mesi da quasi 200 persone sfrattate. La Ribechini era ricoverata al Centro grandi ustionati dell’ospedale di Cisanello, a Pisa, dov’era stata trasferita per via delle ustioni sul 70-80 per cento sul corpo. Le cause dell’incendio furono accidentali, ma il sindaco di Livorno Filippo Nogarin aveva chiesto verifiche puntuali in tutta la struttura. Da tempo, peraltro, il primo cittadino ha chiesto aiuto a Regione e governo per risolvere quella che è diventata una storia-simbolo dell’emergenza abitativa a Livorno, da tempo in testa alle graduatorie nazionali per sfratti.

Marcella Ribechini, originaria di Pomarance (in provincia di Pisa), aveva una storia simile a molti di coloro che hanno occupato il grattacielo abbandonato che si trova alla periferia nord della città toscana: aveva perso il lavoro da cieca un anno e aveva occupato, insieme ad altre decine di senzacasa, il palazzo della Cigna. Ma era anche un’attivista di Asia Usb, l’associazione inquilini del sindacato di base, ma ultimamente si era occupata anche della situazione dei venditori ambulanti del centro di Livorno. “Marcella – scrive l’Asia Usb in una nota pubblicata su facebook – si era avvicinata al sindacato e al movimento livornese da qualche anno. Una donna straordinaria che non si fermava di fronte a nulla. La sua voglia di dedicarsi alla militanza sindacale e politica era cresciuta nel tempo”. La Ribechini, raccontano dall’associazione, “si era presentata alla nostra sede perché, dopo aver attraversato un momento difficile, aveva subito uno sfratto per morosità incolpevole sulla propria pelle. Da subito non si era limitata a ‘chiedere’ sostegno, ma aveva deciso di impegnarsi in prima persona per aiutare gli altri. Non certo per carità cristiana. Marcella era una compagna prima di tutto, una compagna che credeva in un progetto di riscatto collettivo. Marcella è un esempio per tutti noi”.

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