Cancellare il vincolo di mandato per i parlamentari, ridurne il numero, le indennità e le immunità lasciandola solo per le opinioni e i voti espressi nell’esercizio delle funzioni. E ancora diritto di voto esteso ai 16enni e uniformato alle due Camere. I 5 Stelle lanciano la loro proposta di riforma costituzionale, con la missione di rafforzare la “democrazia diretta”. Il documento viene pubblicato sul sito di Beppe Grillo, corredato da un video collettivo di alcuni parlamentari. Si tratta, in realtà, di una proposta di programma che verrà messa ai voti dei militanti. In seguito alla pubblicazione alcuni osservatori si sono applicati nel rilevare divergenze e somiglianze con alcune delle riforme, su tutte quella bocciata il 4 dicembre anche per la campagna dei Cinque Stelle. In particolare c’è l’abolizione del Cnel e la riduzione del numero di parlamentari ma è giusto ricordare che l’intero pacchetto della riforma di Renzi-Boschi era avversato.
Nella proposta dei grillini il perno è il capitolo sulla democrazia diretta in contrapposizione al sistema dei partiti (per la quale, dice il comunicato, è nato il Movimento). Ad esempio interventi sul referendum, per cancellare il quorum costitutivo, “diventato uno strumento dei partiti per invalidare il risultato”. E non solo. Sulle orme di altri Paesi, come la Svizzera, i 5 Stelle chiedono che vengano introdotti i referendum propositivi, non previsti dai Costituenti, per consentire ai cittadini di proporre una legge. Strumento, dunque, che andrebbe a sovrapporsi alle leggi di iniziativa popolare, che però spesso giacciono inerti in Parlamento, ignorate dagli eletti.
Strategico, anche per i proponenti, il giro di vite sulla composizione delle Camere. Nel programma si propone l’equiparazione dell’elettorato attivo (non del passivo). Attualmente, come è noto, gli elettori dei deputati devono avere almeno 18 anni, quelli del Senato 25. Non si vuole solo uniformarli, dunque, ma abbassare anche la soglia a 16 anni che porterebbe vantaggi non solo in ordine alla “partecipazione democratica dei giovani” ma allo stesso M5S in termini di consenso, visto che tutti i dati concordano nell’attribuire ai 5 Stelle un grande appeal sulle giovani generazioni.
Altro tasto storico dei Cinque Stelle è il vincolo di mandato grazie alla cui assenza, sancita dai costituenti a tutela della libertà dell’eletto, si è assistito in questa legislatura a un vero e proprio record nei cambi di casacca (oltre 600). Deve essere cancellato, insistono i “portavoce”, per “impedire il trasformismo e la nascita in Parlamento di partiti mai votati da nessuno”. Più generico l’intervento per avere “un sistema di nomine uniformi” per i componenti delle Autorità indipendenti.
Non basta l’identità digitale Spid, i Cinque Stelle ne richiedono una “per nascita”: cioè un’identità anche online riconosciuta dallo Stato, con diritto di accesso alla Rete e semplificazione nei rapporti con l’amministrazione (quella attuale è su base volontaria e non certo di facile impiego/diffusione). Torna anche il cavallo di battaglia dell’abolizione dell’obbligo del pareggio di bilancio dalla Costituzione, senza il quale “ogni proposta di investimenti produttivi è pura propaganda”.
Tra gli altri provvedimenti sottoposti al voto dei militanti, c’è anche quello di “far partecipare i cittadini alle scelte sulle grandi opere”. Perché, conclude Danilo Toninelli, “solo se a decidere del nostro futuro saranno i cittadini, e non un’oligarchia eletta con leggi incostituzionali, potremo tornare a sperare in un futuro migliore per l’Italia”.