Tutta questa gente, il popolo del Blasco, entrata nel corso delle ventiquattr’ore precedenti al concerto, ordinata, festante, senza causare problemi se non quelli prevedibili dovuti alla quantità. Un pubblico ineccepibile, come ineccepibile è stata l’organizzazione dell’evento, un evento nel quale rischiavano la faccia in molti, a partire dallo stesso Vasco, alla Best Union, che produceva il concerto, passando per sindaco di Modena, prefetto, questore, su su fino al Ministro degli Interni, che dopo i fatti di Torino qualcosina, in fondo, rischiava davvero. Invece tutto è filato liscio. Nessun intoppo, il che considerando la mole di gente, è un vero miracolo.

Per chi, come chi scrive, ha vissuto il tutto anche dietro le quinte, un miracolo ancora più sorprendente, perché vedere tutte le persone che hanno lavorato come formichine, dagli operai, ai tecnici, passando per i vari ruoli della produzione, gente che si muoveva a bordo di biciclette in un parco sterminato, o i runner, come la paziente Nadia che mi ha scarrozzato in giro per Modena nonostante la fiumana di gente che l’ha pacificamente invasa, ecco, vedere tutti questi lavoratori è stato come poter assistere alla costruzione certosina di un miracolo, opportunità rara e piacevole.

Tutte le canzoni cantate in coro da duecentoventimila, duecentotrentamila persone hanno poi fatto il resto, con una scaletta che ci ha raccontato la storia di quarant’anni di carriera musicale, con tutti i brani che ci dovevano essere, con diverse chicche, con un finale da brividi, con Vasco e la sua band che riaccolgono sul palco Curreri, Solieri e Braido per Albachiara, mezz’ora di bis mica da ridere.

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