Per la scena rap newyorchese Albert Johnson non era un semplice “liricista”. Era una sorta di icona, di leggenda. Conosciuto da tutti con il nome di Prodigy formava assieme all’amico Havoc, i Moob Deep, uno dei gruppi hip hop più conosciuti e affermati sia negli Stati Uniti che a livello internazionale.
Ieri all’età di 42 anni Prodigy si è dovuto arrendere. Era stato ricoverato qualche giorno fa per delle complicazioni legate all’anemia falciforme, una malattia con cui ha dovuto combattere per tutta la vita. Difficile descrivere il suo stile. Per Prodigy parlano i suoi testi, le sue rime, le sue metriche e il suo flow.

I Moob Deep in questi anni hanno regalato dei veri e propri classici dell’hip hop americano. Il loro primo disco risale al 1992, quando si chiamavano ancora Poetical Prophets e presentavano Juvenile Hell. Un progetto però che non ricevette molti apprezzamenti e passò in secondo piano. Il vero punto di svolta per la carriera dei due artisti arrivò con The Infamous, uno di quei dischi che cambiarono il genere. Un album che nonostante siano passati più di vent’anni è ancora molto attuale per le produzioni e per lo stile.

Nel corso della loro carriera i Moob Deep pubblicarono otto dischi. Non sempre il rapporto fra i due artisti fu idilliaco. Pordigy e Havoc per un certo periodo non si parlarono e non suonarono più insieme. Il punto più basso di Johnson arrivò nel 2006 quando fu arrestato per possesso illegale di armi e scontò una pena di tre anni in carcere.

La sua redenzione fu la musica. Nel 2013 per festeggiare i vent’anni di carriera, i Moob Deep organizzarono un tour e tornarono a suonare sui palchi. Ieri purtroppo per tutto l’hip hop è stato un giorno di lutto. Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di condoglianze per uno degli artisti che ha contribuito a diffondere e sviluppare questa musica.

Un rapper che nel corso della propria vita ha passato di tutto e lo ha raccontato nei propri testi senza nascondersi. Cresciuto nel Queens da una famiglia di musicisti ha vissuto in pieno l’era della Golden Age di New York. Mancherà a tutti Prodigy. Il suo ricordo però non svanirà. Come le sue canzoni.

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