Festival di Sanremo 2017

Sanremo 2017, tutte le accuse di plagio nate all’Ariston: dalla Carrà che ammicca ai Beatles a Gianni Bella contro Nek

Tutti cantano Sanremo e nella città dei fiori anche le accuse di plagio o scopiazzature ben fatte di testi e melodie hanno sempre conosciuto accenti esasperati. Specie quando i dischi venivano venduti a milioni.

di Maurizio Di Fazio

Un piccolo esercito di avvoltoi si avvinghiò alle calcagna auree di Domenico Modugno, contestando l’originalità dei due evergreen con cui aveva sbancato il Festival nel biennio ’58-’59, “Nel blu dipinto di blu” e “Piove“. Ad additare “Volare” fu un certo Antonio De Marco, che affermò che Modugno e il suo coautore Franco Migliacci avevano saccheggiato un suo misterioso pezzo di due anni prima, “Il castello dei sogni“, mai pubblicato ma suonato dal vivo. Mister Volare reagì da par suo, citando De Marco per diffamazione. Vinse la causa. “Le due canzoni non posseggono alcuna somiglianza rilevante” dichiarò il tribunale. Nel 1963 finì sulla graticola il vincitore Tony Renis: la sua “Uno per tutte” (poi assolta) venne bersagliata da j’accuse di ogni tipo. Il più agguerrito di tutti i contestatori si chiamava Pasquale Frustaci e ravvisava somiglianze esagerate con la sua “Quelli dello sci-sci”, composta per una Rivista di Garinei&Giovannini.

Sanremo 2017, tutte le accuse di plagio nate all’Ariston: dalla Carrà che ammicca ai Beatles a Gianni Bella contro Nek - 4/7
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