Trump, neo-presidente Usa, rivela: ‘Non sono figlio d’un orangutan’
Molti dei “trumpisti” (pre-marcia o acquisiti) che hanno con i loro commenti onorato il mio precedente post, hanno a quanto pare preso assai male (direi con certa isteria) una specifica parte del mio scritto: quella nella quale facevo rilevare come, con il trionfo di Trump negli Usa (o, più propriamente nell’Usastan) avessero “vinto le scimmie”. Va da sé che una tale espressione altro non era che il metaforico prolungamento d’una analisi che, con molte buone ragioni, vedeva in quel trionfo una molto marcata “involuzione darwiniana” del sistema democratico americano.
Pur rammaricandomi per aver ferito la sensibilità dei miei lettori di fede trumpista (o quella di coloro che, pur non trumpisti, non hanno colto il senso della metafora) non posso che ribadire il concetto. Come altro si potrebbe definire, infatti, l’ascesa al potere, con il voto minoritario delle parti più periferiche ed arretrate del paese, d’un personaggio ampiamente ed inequivocabilmente segnalatosi, prima, durate e dopo la campagna elettorale per la sua ignoranza, per la sua incontrollata cafonaggine (figlia d’un patologico narcisismo) e, quel ch’è peggio, per una demagogia ispirata da tutti i peggiori istinti dell’America bianca? Un editoriale del Washington Post, lo scorso luglio, aveva definito Trump “un pericolo unico per la democrazia americana”. Io concordo in pieno con questa definizione. E proprio – in quel “pericolo unico” sta la natura scimmiesca o, più propriamente, darwinianamente involutiva di “the Donald”. La molto stizzita reazione all’uso della parola “scimmia” m’ha però rammentato un divertentissimo ed assai rivelatore episodio che vale la pena raccontare perché molto ben illustra la personalità davvero (metaforicamente) scimmiesca del neo-presidente usastano. Chi conosce l’inglese può godersi questo video che ben riassume l’intera vicenda.
La storia è questa. Nel 2012 Donald Trump aveva, com’è noto, accarezzato l’idea di presentarsi nelle file repubblicane alle presidenziali. Ed aveva creduto d’incrementare le sue possibilità di successo come portatore d’una definitiva “verità” sulla questione del “vero” luogo di nascita di Obama. In sintesi: riprendendo ed estendendo le tesi del cosiddetto “birtherism”, Trump aveva annunciato d’avere inviato investigatori di sua fiducia alle Hawaii (stato nel quale Obama era ufficialmente nato) per dimostrare come il presidente in carica fosse in realtà venuto alla luce in Kenya (per la Costituzione chi non è nato negli Usa non può diventare presidente). Ed aveva aggiunto che quegli investigatori già avevano trovato “cose da non credere”.
Giusto per dovere di cronaca: quelle “cose da non credere” non sono mai venute alla luce e più che lecito è sospettare che pure gli “investigatori inviati alle Hawaii”, anch’essi svaniti nel nulla, non fossero, in realtà, mai esisti. Il che, ovviamente, non ha impedito a Trump di continuare a cavalcare, da riconosciuto “bullshit artist” (vedi, a tal proposito, questo precedente post) la fanfaronesca tigre del “birtherism”, accoppiandola oltretutto con un’altra fanfaronata, in questo caso di sua originale creazione. Ovvero: con il sospetto che anche i titoli di studio di Obama (brillante laureato della Law School di Harvard) fossero falsi. E tanta fu la (ovviamente fanfaronesca) convinzione con cui “the Donald” condusse questa “campagna per la verità”, che promise una ricompensa di 5 milioni di dollari a chiunque gli fornisse informazioni sull’“autentico” record scolastico del presidente in carica.
E questo fu quel che a questo punto accadde: ispirato da questa duplice, meschina ed involontariamente comica campagna di discredito nei confronti di Obama, un eccellente comedian, Bill Maher, conduttore di “Real Time”, lanciò una volontariamente comica contro-campagna, offrendo anch’egli 5 milioni di ricompensa a quanti gli fornissero il “vero” certificato di nascita di Donald Trump. O meglio: la prova che Trump non era, come Bill Maher sospettava, il “love-child”, il figlio illegittimo, nato da una relazione tra una donna bianca ed un orangutan. Si trattava, ovviamente d’una boutade. Anche se va subito aggiunto che le ragioni dei sospetti del comico Maher – essenzialmente basati sul colore della misteriosa materia filamentosa che compone la capigliatura del neo presidente, materia le cui tonalità arancioneggianti sono riscontrabili solo in alcune varianti di orangutan dell’Africa Centrale – apparivano (e a tutti gli effetti erano) molto più consistenti di quelle che Trump andava esponendo (o non esponendo) per diffamare Obama.
Provate a indovinare come reagì Trump. Se la vostra risposta è: “Con una querela nella quale, con tutta serietà e con tanto di firma d’avvocato, presentava il proprio certificato di nascita”, avete vinto un taglio di capelli gratuito nella stessa parrucchieria che cura le chiome del neopresidente. E se indovinate anche il seguito – ovvero il fatto che, copertosi di ridicolo, Trump ha infine ritirato questa querela – di tagli di capelli ne avete vinti due (con tintura inclusa).
Il punto è: il protagonista di questa storia è ora diventato presidente degli Stati Uniti (Usastan). Ditemi voi: se questa non è una involuzione darwiniana (per non dir la fine) del sistema democratico americano, di che cosa si tratta?
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La Redazione
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.
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