2015 – Terra degli Uomini
La Leopolda 6 arriva quando già fa freddo e porta con sé il concetto di “generazione Leopolda”. Eppure sul palco si alterna mezzo governo: ci sono Renzi e Boschi, certo, c’è anche Delrio, ma ci sono anche la Pinotti, la Giannini, la Madia, Poletti, Gentiloni, perfino Piercarlo Padoan. La trasformazione è completata. E’ la sfilata di una classe dirigente di cui fa parte per esempio il presidente emiliano Stefano Bonaccini, ma anche chi siede nei consigli di amministrazione delle aziende partecipate dallo Stato: “Non è mica colpa mia se in questi anni abbiamo invitato tanta gente perbene e brava…”. La Leopolda ormai è la rassegna di chi comanda. A qualcuno dà alla testa: visto che siamo in pieno caos per Banca Etruria e Roberto Saviano chiede le dimissioni del ministro Boschi, così al deputato Ernesto Carbone (che una volta era lettiano) viene in mente di paragonare lo scrittore a Matteo Salvini.

Fuori riecheggiano le proteste dei risparmiatori della banca aretina. Renzi non ci casca e dice solo che è urgente una riforma del sistema del credito. Per lui la Leopolda è la Cassazione sul bene e sul male che ha fatto: “Ogni volta che prendo decisioni difficili, penso a quello che direi per giustificare le scelte di fronte al popolo della Leopolda”. Politica sì, non partiti, niente correnti (mentre il partito continua ad averne, anche all’interno degli stessi renziani). La colpa è piuttosto dell’opposizione, che coltiva il “tafazzismo”, tifa perché le cose vadano male. E invece servono video positivi, esempi positivi. Questa volta, però, l’avversario non è più dentro al partito (nel senso che la sinistra Pd non lo impensierisce) piuttosto lo spauracchio diventa l’opposizione, “siamo il partito della ragione alternativo al nichilismo e al disfattismo”.

La cicatrice dello sciopero generale è ancora lì, fa aprire le danze a Teresa Bellanova, ex sindacalista dei braccianti pugliesi, diventata sottosegretaria e ora viceministro. “Faccio notare che apriamo con una storica sindacalista… Domani è l’anniversario dello sciopero generale, lo celebreremo con una clip”. La ridefinizione continua della parola sinistra continua, per il sesto anno: “Essere di sinistra non e’ difendere i totem ideologici della sinistra”. Così come continua lo sforzo di rivendere in continuazione la rottamazione, nonostante lui governi da un anno e fischia: “Guardate che casino abbiamo combinato. Abbiamo rovesciato il sistema politico più gerontocratico d’Europa partendo da qui”. Rivendica l’elezione a presidente di Mattarella, il Jobs Act. Aancora una volta rilancia, la terra promessa è ancora laggiù all’orizzonte, “il bello deve ancora venire”. Il referendum costituzionale del prossimo ottobre che “segnerà la storia della legislatura”. Renzi chiede di mobilitare “mille Leopolde” in tutta Italia. E’ andata diversamente.

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