2010 – Prossima fermata: Italia
La prima edizione, a novembre 2010, è organizzata da Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Uno è sindaco di Firenze da poco più di un anno, l’altro è consigliere regionale in Lombardia. Il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi che dopo un mese salverà il governo solo grazie ai Responsabili, cioè l’esordio di Antonio Razzi. Nel centrosinistra e nel Pd si alzava la richiesta di rinnovamento della classe dirigente del Partito Democratico, ancora moribonda per la sconfitta del 2008 (una specie di 4-0 per il centrodestra). E’ qui che nasce il rottamatore. Partecipano circa 7mila persone. Tra queste Debora Serracchiani e Ivan Scalfarotto. C’è perfino Michele Emiliano, che oggi invece è diventato un nome alternativo per la guida del partito.

Renzi e Civati dicono che rispetteranno le regole del partito, ma il sindaco già scalpita: “Al passato dobbiamo dire grazie al futuro dobbiamo dire sì”. Aggiungono che non vogliono fare i leader del partito (e invece lo sono diventati entrambi, del partito più grande e del partito più piccolo della sinistra). Renzi ripete che vuole “‘continuare a fare il sindaco di Firenze”, anche perché “‘la parola leader porta una ‘sfiga’ bestiale”. Denunciano che Fini per loro non è l’esempio, perché la manovra di Futuro e Libertà – che ha appena tolto il sostegno all’ultimo governo Berlusconi – è “il solito giochino per addetti ai lavori, un rito da prima
Repubblica”, come quello che porterà il sindaco a diventare capo del governo tre anni e mezzo dopo.

Gli esempi da seguire sono Obama e di Lula (figurarsi) e gli obiettivi sono i vertici del partito che vogliono “unito non diviso”. Le password sono quelle diventate familiari: “la dignità, la bellezza che salverà il mondo”, “laboratorio della curiosità”, “opporre il coraggio alla paura”.

Si vantano di 6800 persone registrate, 30mila contatti tra Facebook e diretta streaming. Ma è già chiaro che Renzi e Civati parlano lingue diverse. Civati parla di un’Assemblea costituente, Renzi di rottamazione. Le idee che passano sul palco sono diverse tra loro e gli stessi due leader hanno visioni “non sempre uguali” rileva l’Ansa.

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Leopolda 2016, Renzi e la convention extra Pd: com’è cambiato il posto in cui il futuro non diventa mai presente

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