In ogni graduatoria di merito stilata in seguito a un concorso pubblico ci sono i vincitori (che hanno un immediato diritto all’assunzione) e gli idonei, inseriti nell’elenco in vista di future assunzioni per lo stesso profilo. Questi ultimi spesso lamentano di essere stati esclusi pur avendo superato diverse procedure mentre ci sono precari che lavorano negli enti pubblici spesso senza aver neppure partecipato ai concorsi. La responsabilità di tutto ciò per il Comitato nazionale XXVII “è del sistema, non certo dei precari che ad oggi sarebbe anche impossibile (oltre che illogico) mandare a casa”. Ma cosa dovrebbe accadere ottenendo la proroga della validità delle graduatorie? “Questo ci darebbe il tempo di metterci attorno a un tavolo – spiega Mercanti – e stabilire una priorità: vincitori, idonei e precari. Ci vuole la volontà politica. Il problema l’hanno creato tutti e tutti devono concorrere alla soluzione, anche perché è una questione seria che sta creando frustrazione, senso di impotenza e, in alcuni casi, tutto ciò ha portato anche a conseguenze sulla salute di questi ragazzi”. Il rischio è che il governo scelga di garantire l’assunzione solo ai vincitori oppure “che si proceda con una proroga differenziata – continua il presidente del comitato – magari facendo valere solo le graduatorie con la scadenza da una certa data in poi”.

LE GRADUATORIE E LA LEGGE – Ma cosa dice la legge a riguardo? Con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica il cosiddetto decreto D’Alia (101/2013), convertito con la legge 125/2013 e la circolare 5/2013 del Ministero della Funzione Pubblica hanno disposto che, in caso la pubblica amministrazione avesse previsto nuove assunzioni, si sarebbe dovuto procedere in via prioritaria a far scorrere le graduatorie vigenti, la cui durata è stata appositamente prorogata fino al 31 dicembre 2016 e, comunque, per un periodo non inferiore a 3 anni dalla data di approvazione della graduatoria in questione. “Rifare ogni anno i concorsi significa spendere milioni di euro, un’enorme mangiatoia che ha creato clientelismi” spiega a ilfattoquotidiano.it l’ avvocato Francesco Leone che, insieme al Munvic, ha avviato un esposto alla Commissione europea. “Secondo le segnalazioni che ci arrivano dal movimento – racconta – sono oltre 200mila gli idonei che si trovano in questa situazione ed è un paradosso visto che lo Stato ha speso denaro per selezionare la stessa persona in alcuni casi anche diciotto volte”.

LE RAGIONI DELLO STALLO – L’attuazione del decreto D’Alia è stata resa difficile sia dalla ricollocazione del personale delle Province, sia dalle limitazioni del turn over che i Governi hanno adottato. Secondo l’avvocato Leone una responsabilità importante ce l’hanno anche le amministrazioni. “Sono solite prescindere da quanto previsto dal nostro legislatore in materia di utilizzo delle graduatorie – spiega – preferendo, nella maggior parte dei casi, procedere all’indizione di nuovi concorsi”. Eppure già nel programma elettorale del Pd di Pier Luigi Bersani ‘Italia giusta’, nel 2013, era previsto il “divieto assoluto di ricorrere a somministrazione del personale e di attivare contratti ‘precari’ prima dell’esaurimento delle assunzioni di idonei in concorsi”. Senza parlare delle parole del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che l’anno dopo, nell’ottobre del 2014, prometteva: “Prima di nuovi concorsi esaurire graduatorie”.

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