Uscite correnti dello Stato che continuano a crescere, pressione fiscale in lieve calo per effetto dell’aumento del prodotto interno lordo, potere d’acquisto delle famiglie che sale, su base annua, al tasso maggiore dal 2007. Sono i dati principali che emergono dal conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, delle famiglie e delle società pubblicato dall’Istat, che si riferisce al periodo aprile-giugno 2016.

Sul fronte delle spese dello Stato, sono cresciuti sia i redditi da lavoro dipendente, sia i consumi intermedi sia le prestazioni sociali in denaro. Risultato: uscite correnti, al netto degli interessi sul debito, si attestano nel trimestre a 163,9 miliardi contro i 162,3 dello stesso periodo del 2015, in aumento dell’1%. Nello stesso periodo però la spesa per interessi è diminuita, così come le uscite in conto capitale (da 17,1 a 15,2 miliardi), per cui il totale diminuisce da 200 a 198,5 miliardi. Quanto alle entrate, sia le imposte dirette sia quelle indirette sono aumentate (rispettivamente da 60,4 a 61,2 miliardi e da 63 a 63,18), così come le imposte in conto capitale che hanno registrato un boom (da 314 milioni a 1 miliardo). Il totale delle entrate è così passato da 196,2 a 197,8 miliardi. La pressione fiscale, cioè il rapporto tra la somma di imposte dirette, imposte indirette, imposte in conto capitale e contributi sociali e il prodotto interno lordo, è stata pari al 42,3%, segnando una riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1% sul trimestre precedente e del 2,9% su base annua, che rappresenta l’aumento più significativo dal secondo trimestre del 2007. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie è aumentata di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, salendo al 9,6%.

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