Abito a Roma, una delle città del mondo che più sa accoglierti, magari di ritorno dalle vacanze, con lo schifo dei suoi cassonetti maleodoranti e pieni, spesso rovesciati, circondati di ogni tipo di rifiuto, organico e non. Roma, la città dell’Ama, un’azienda allo sfascio, al centro dello scandalo di Parentopoli nell’indimenticabile era Alemanno (ovviamente quasi nessuna delle centinaia di persone assunte per conoscenze è stata licenziata). Dire Ama a Roma significa costi alti e disservizi altissimi, significa pagare per vedere la tua città restare la più sporca in Europa, dove i topi  e i gabbiani accorrono, anche nelle zone centrali, per godersi i lauti pasti preparati da corruzione e degrado.

Giudico la civiltà di una città dal modo in cui raccoglie i rifiuti (e in Italia ci sono città e paesi a livelli di eccellenza). E per questo Roma è incivile, nonostante la raccolta differenziata porta a porta – l’unica veramente degna di essere chiamata tale – si sia faticosamente avviata in alcuni quartieri. Ma funzioni, purtroppo, solo in pochissimi. La storia del mio palazzo spiega perché Roma non si riscatterà mai. Ad agosto di un anno fa vengo a sapere che nel mio quartiere, centrale, introdurranno finalmente la raccolta porta a porta. Ci consegnano bidoncini e buste, che emozione, finalmente, mi dico. Poi nulla per mesi e mesi. Finalmente vengono a istallare i bidoni in uno stanzino del palazzo per accedere al quale bisogna scendere qualche gradino. E la raccolta si avvia. I condomini non sono precisi, c’è parecchia confusione, ma l’Ama non ci comunica nulla. Comincio a sentire odore di fregatura. Torniamo dalla vacanze, dopo un anno, e infatti troviamo una comunicazione dell’amministratore in cui spiega che l’Ama toglierà il servizio “perché i condomini non hanno rispettato la corretta divisione dei rifiuti”.

Trasecolo. In questi casi, ciò che si fa non è l’interruzione del servizio, ma l’assegnazione di (giuste) multe al condominio perché si dia una mossa per fare la raccolta correttamente. Invece, puniti come dei bambini cattivi, a noi tolgono il servizio. Indago meglio e cosa scopro? Che il motivo era un altro. I netturbini Ama si erano probabilmente stufati di venire nel nostro palazzo e dover scendere alcuni gradini per arrivare ai secchi. Troppa fatica. Sta di fatto che la ragione per la quale il servizio è stato interrotto risiede proprio in quei gradini.Non siamo assicurati quando siamo dentro i palazzi”, hanno detto, dunque non possiamo fare gli scalini. E qui l’assurdo tocca il suo massimo. E allora se scivolassero su una buccia di banana in un androne liscio e piano? O se una bomba li aspettasse proprio dietro il portoncino di un palazzo senza gradini?

Morale della favola: i condomini sono pregati di portare i rifiuti all’isola ecologica in via tal dei tali. La chiamano isola ecologica, ma che cos’è? Niente altro che i vecchi cassonetti, uno per l’indifferenziata, gli altri due per carta e plastica, sempre pieni, maleodoranti, spesso rovesciati. E allora perché un cittadino dovrebbe sentirsi spronato a fare la raccolta differenziata? E con che faccia l’Ama, tra le peggiori aziende rifiuti d’Italia, chiede a noi di farla, viste le condizioni?

Ps: Ciliegina sulla torta: qualche condomino ha continuato a buttare spazzatura per qualche giorno, ignaro dell’interruzione del servizio. Si è creata così una situazione intollerabile, di fronte alla quale l’Ama si è rifiutata di intervenire, visto che per loro la vicenda con noi si era conclusa. Alla fine la puzza arrivava agli ultimi piani del palazzo e siamo dovuti intervenire noi, a pulire rifiuti organici marciti da giorni e liquefatti sul pavimento. Gratis, anzi peggio, continuando a pagare Ama.

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