L’Ordine dei commercialisti, come si conviene, difende la categoria ricordando che “i revisori possono essere comunque chiamati rispondere in solido agli amministratori delle società che devono controllare”. Il nostro dato di partenza dice però che questo accade assai di rado e non mancano casi di controllori che restano in lizza anche quando vengano accertate a loro carico “condotte contrarie ai doveri d’ufficio”.

La commissione ministeriale conferma all’unanimità l’incarico. Al fiscalista che aveva patteggiato due anni

Ecco un esempio. Era un fiscalista di grido, gran collezionista di incarichi in società pubbliche e private del Veneto nonché commercialista di fiducia dell’ex governatore Galan. Due anni fa Paolo Venuti, padovano del ‘57, viene arrestato per lo scandalo del Mose. I finanzieri del Gico lo bloccano all’aeroporto di Venezia. In mano, una valigetta zeppa di contratti di compravendite societarie e operazioni commerciali dell’ordine di 50 milioni di euro, prevalentemente diretti in Indonesia, dove il Fisco italiano non ha cittadinanza. Venuti uscì dall’inchiesta patteggiando due anni e 700mila euro. Ammise d’aver fatto da prestanome per l’ex ministro. Ma non ha cambiato mestiere. Nonostante quella vicenda il suo nome è rimasto nel libro mastro dei revisori legali tenuto al Mef. E infatti, un anno dopo il patteggiamento, Venuti sarà riconfermato come presidente del collegio dei revisori di PadovaFiere, spa a maggioranza pubblica. Rimase in carica tre mesi, finché dovette rinunciare “sponta​nea​mente” all’incarico per porre fine a comprensibili polemiche. La sua conferma era stata però all’unanimità e la commissione ministeriale che vigila sui requisiti e l’idoneità dei professionisti iscritti al Registro dei revisori non aveva fatto una piega.

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