Una nuova tranche di aiuti da 10,3 miliardi destinata a finire rapidamente, quasi tutta, nelle tasche dei creditori. E un alleggerimento del debito di facciata, impercettibile nel 2017 e forse un po’ più significativo dal 2018, ma solo a valle di altri “compiti a casa”. E’ l’ennesimo compromesso al ribasso quello raggiunto dall’Eurogruppo sulla Grecia nella maratona notturna tra martedì e mercoledì. Vince ancora Berlino, con il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble che ottiene l’ok di massima del Fondo monetario internazionale a partecipare al terzo di piano di cosiddetto salvataggio di Atene, nonostante Washington spingesse per misure ben più drastiche sul debito (una moratoria sui pagamenti fino al 2040). Non solo: Angela Merkel rimanda il problema debito a dopo le elezioni legislative tedesche dell’anno prossimo. “L’Europa ha privilegiato ancora considerazioni politiche temporanee rispetto agli interessi di lungo termine”, ha commentato a Bloomberg Nicholas Economides, docente di economia alla Stern school of business della New York university. “C’è un reale pericolo che, di qui a quando nel 2018 si prenderanno decisioni sul debito, i tassi di interesse saranno saliti vertiginosamente, eliminando ogni possibilità di ripresa della Grecia”.

Il premier Alexis Tsipras porta a casa invece solo un contentino: davanti alle critiche interne sulle ultime misure di austerità imposte a un Paese già allo stremo delle forze può rivendicare, a beneficio dell’elettorato, l’avvio ufficiale della discussione sulla sostenibilità di una zavorra che vale 320 miliardi, il 180% del pil. Un risultato che dovrebbe puntellare il suo governo traballante, a vantaggio soprattutto della stabilità – finanziaria e politica – dell’Eurozona che a giugno deve fare già i conti con il referendum sulla Brexit. Non a caso dopo la decisione il rendimento dei titoli di Stato decennali della Grecia è sceso sotto il 7% per la prima volta da novembre scorso.

I 10,3 miliardi di euro saranno versate in due tranche: la prima, da 7,5 miliardi, a metà giugno, per coprire le scadenze di luglio con la Bce e parte degli arretrati che il governo ha accumulato da ottobre, cioè dall’ultima volta che ha visto denari Ue. Il resto dopo l’estate. E anche quello andrà al servizio del debito e a saldare arretrati. Un destino identico a quello dei 215 miliardi di aiuti accordati con i precedenti piani di salvataggio: solo 9,7 sono stati destinati alle casse statali, il resto è finito nelle mani di creditori e banche. Non solo: prima di far partire il bonifico i creditori controlleranno i progressi sul fronte delle privatizzazioni, della governance delle banche, della riforma delle agenzie fiscali e del settore dell’energia. Questo dopo che il governo Tsipras ha aumentato ancora l’Iva e le tasse su benzina, ristoranti, alimentari e trasporto pubblico, scatenando un’ondata di scioperi.

E la tanto attesa ristrutturazione del debito? L’operazione partirà solo nel 2017 e in maniera a dir poco graduale: all’inizio – “nel breve termine” – i creditori rinunceranno solo agli interessi aggiuntivi collegati al buy back di una parte del debito greco accumulata in seguito al secondo piano di salvataggio. Nel “medio termine” sarà “possibile”, solo se “un aggiornamento dell’analisi di sostenibilità mostrerà che sono necessari”, un secondo set di interventi: abolizione degli interessi aggiuntivi dal 2018 e “riprofilazione”, cioè allungamento delle scadenze, di una parte del dovuto. Di fatto, il peso e la portata delle misure sarà deciso solo dopo che i tedeschi saranno andati alle urne per le amministrative che vedranno Angela Merkel ricandidata.

“Abbiamo ottenuto un importante passo avanti, che ci permette di entrare in una nuova fase del programma di assistenza”, ha affermato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem al termine della riunione dei ministri delle Finanze. Dopo aver evocato il “capitale politico” dei ministri europei investito per raggiungere l’accordo, Dijsselbloem ha parlato di “una nuova fase” in un dramma lungo sei anni per stabilizzare le finanze elleniche. “Sono felice di annunciare che con questo accordo il Fmi potrà raccomandare al suo board di partecipare al programma greco entro fine anno”.

Il rappresentante del Fondo, Paul Thomson, si è limitato a dire che “questo pacchetto mette il consolidamento greco su basi solide, abbiamo fatto tanto, il compromesso è stato faticoso per tutti”. Per il commissario agli affari economici Pierre Moscovici è un successo: “Abbiamo voltato pagina insieme in questa lunga storia del programma greco, c’è voluto un lavoro intenso, non era facile”.

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