La deputata di Forza Italia Nunzia De Girolamo fu organizzatrice e promotrice di un “direttorio politico-partitico” tramite il quale orientò nomine, appalti e clientele dell’Asl di Benevento secondo logiche di potere e di tornaconto elettorale, e per questo va processata per associazione a delinquere insieme ai suoi collaboratori e ai manager della sanità sannita in carica nell’estate del 2012. E le registrazioni delle riunioni tra la de Girolamo e il direttorio nella villa del padre a San Nicola Manfredi, fatte di nascosto dall’ex direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia, sono ‘salve’ e non verranno distrutte, come chiedevano gli avvocati della ex ministra, perché “non rientrano nelle comunicazioni per le quali è necessario chiedere l’autorizzazione alla Camera e non violano la privacy del parlamentare”. Lo ha deciso il Gip Flavio Cusani respingendo definitivamente una richiesta di archiviazione del pm Nicoletta Giammarino e disponendo per De Girolamo & Co l’imputazione coatta, rara nel procedimento penale, che evidenzia una profondissima differenza di vedute tra l’impostazione accusatoria della Procura e quella maturata dall’ufficio del giudice per le indagini preliminari. Il Gip Cusani peraltro aveva già definito “associazione a delinquere” il ‘direttorio’ in un provvedimento di arresto per un indagato di un filone parallelo.

Vanno verso un probabile giudizio per il reato previsto dall’articolo 416 del codice penale anche Felice Pisapia (ritenuto organico al sistema che in seguito ha denunciato depositando le registrazioni), l’ex manager dell’Asl Michele Rossi, l’ex direttore sanitario Gelsomino Ventucci (poi commissario dell’Asl), l’avvocato e consulente legale Giacomo Papa, l’ex factotum della De Girolamo Luigi Barone, oggi componente del direttivo nazionale Ncd. L’ordinanza del Gip stravolge il lavoro del pm, ordinando nuove indagini sui misteri dell’appalto del 118. Un appalto del quale si parlò a lungo nelle riunioni registrate da Pisapia, che successivamente mise a verbale come la De Girolamo intendesse favorire un’impresa vicina al Pdl che aveva partecipato al tesseramento del congresso provinciale 2012. Pisapia affermò che allo scopo una ditta fu danneggiata ritardando ad arte i pagamenti. Il pm però aveva chiesto l’archiviazione sottolineando che l’impresa era stata retribuita secondo una tempistica regolare. Ma il Gip non è stato convinto e ha disposto un supplemento di indagine di altri tre mesi, ordinando inoltre l’imputazione coatta per Pisapia e per una delle ‘gole profonde’ dell’inchiesta, Arnaldo Falato, un dirigente Asl di fede mastelliana caduto in disgrazia dopo la nomina di un manager designato dall’azzurra De Girolamo, per una concussione a un altro dirigente, Giovanni De Masi. Una vicenda già contestata alla deputata e ai suoi collaboratori, per la quale pende una richiesta di rinvio a giudizio che si discuterà il 29 aprile.

Per parte sua, l’ex ministro ha affidato la replica a un lungo comunicato: “Le decisioni del gip non mi sorprendono in modo particolare, poiché lo stesso magistrato aveva già espresso il suo convincimento in occasione del provvedimento cautelare emesso nei confronti del Pisapia più di due anni fa. Infatti lo stesso aveva già deciso e ritenuto che gli incontri presso il mio domicilio costituivano un “direttorio politico-partitico”, il che onestamente rendeva la sua terzietà già compromessa – si legge – Resta però lo sconcerto e la sincera sorpresa di chi sa cosa ha fatto e cosa non ha fatto. Mi rimetto alla valutazione di un giudice terzo e non vedo l’ora di potermi difendere nel processo e non dal processo dall’accusa, a mio avviso fuori dal mondo, d’aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla sistemazione di un’ambulanza nel paese di San Bartolomeo in Galdo dove sono morte tante persone e dove sono stati sprecati milioni di euro per aprire un ospedale mai compiuto e mai inaugurato”.

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