Chi si occupa di carcere ormai da tempo sa che quello di Stefano Cucchi purtroppo non ha costituito il primo caso di violenza istituzionale nei confronti di qualcuno che si trovava sotto la custodia pubblica. In passato si trattava tuttavia di notizie quasi per addetti ai lavori, notizie capaci di raggiungere un pubblico ristretto che per qualche motivo era già sensibilizzato al tema.

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Con Stefano si è rotto il muro del silenzio. Le persone comuni, l’Italia intera si è indignata dell’accaduto. E l’indignazione di massa è il più potente strumento di tutela dei diritti umani che possa mai esistere.
Il merito di tutto questo è in grande parte di Ilaria Cucchi, instancabile e sempre appropriata nel chiedere verità e giustizia per suo fratello. La stessa Ilaria Cucchi contro cui tante e tante volte in questi anni si sono volute montare polemiche strumentali da parte di chi forse quella verità la teme. Ultima in ordine di tempo la polemica di queste ore per un post su Facebook.

Ilaria Cucchi ha saputo usare gli strumenti della democrazia, da quelli giudiziari a quelli della comunicazione, per combattere il crimine che più mette a rischio la democrazia stessa, il crimine dello Stato che usa violenza contro chi dovrebbe custodire. Tutti noi le dobbiamo gratitudine. Ma di cosa stiamo parlando? Di una foto pubblica ripubblicata o di un ragazzo massacrato? Con te Ilaria, senza se e senza ma!

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