israele675Come tanti politici in difficoltà, anche Netanyahu ha deciso – in questi giorni di terrorismo in Israele e nei Territori – di usare una dichiarazione scioccante per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla povertà di proposte sue e del suo governo a risolvere i problemi di Israele con i suoi vicini.

Netanyahu è in difficoltà, questo è chiaro, ma scegliere di ribaltare la storia della Shoah a scopi politici di cortissima durata è un errore che costerà caro allo stato ebraico. Non si può ritenere casuale che Netanyahu abbia deciso di affermare, proprio davanti al congresso sionista, che fu il Mufti Haj Amin Al-Husseini, nel suo incontro con Hitler nel 1941, a suggerire allo sterminatore tedesco di bruciare tutti gli ebrei. Hitler – sostiene il premier israeliano e improvvisato storico della Shoah – voleva solo espellerli dall’Europa prima che un leader arabo palestinese gli suggerisse la crudele idea. Non vorrei sottolineare gli errori storici di Netanyahu su questa faccenda. Chi fosse interessato ad ascoltare o leggere la trascrizione di quell’incontro, la può trovare su diversi siti internet, anche israeliani. Ascoltandoli è del tutto chiaro che il nazista aveva già in mente il genocidio ebraico senza l’infelice suggerimento di Al Husseini, leader molto marginale nello scacchiere mondiale di quei tempi.

L’affermazione di Netanyahu è grave quasi da ogni punto di vista, ma la cosa più importante è che un’affermazione del genere può essere letale nelle mani dei negazionisti della Shoah, pronti a moltiplicarsi nei prossimi decenni, dopo la morte – questa volta naturale – dei testimoni sopravvissuti del genocidio, voluto e pianificato da Hitler. Il presidente del consiglio dello stato ebraico, figlio di uno storico, non doveva commettere un errore del genere. Il conflitto israeliano-palestinese è complesso, anche senza analogie inesistenti fra la leadership palestinese passata e attuale, e i gerarchi nazisti degli anni ’40.

Il premier israeliano ha spiegato questa sua sortita adducendo l’intenzione di far capire che i leader palestinesi volevano uccidere gli ebrei molto prima dell’occupazione e degli insediamenti. Una tesi che ahimè odora di negazionismo, simile a quello di David Irving o Robert Faurisson.

Vent’anni fa, in questo mese, moriva uno dei più grandi storici israeliani, Amos Funkenstein, professore a Stanford e a Tel Aviv. Ho avuto l’onore di essere suo allievo e poi anche suo amico. Una volta ci siamo dati appuntamento in un caffè a Tel Aviv. Era molto turbato e gli chiesi cosa gli fosse successo. “Prima di venire qua – rispose – ho sentito una pubblicità alla radio che per me, storico ebreo, è una affermazione inaccettabile. Diceva: “Non importa il futuro, non importa il passato, la cosa più importante sono le salse piccanti della ditta Zabar”.

Chissà perché questo episodio mi è venuto in mente proprio adesso. Ora che si sa cosa pensa Netanyahu del tragico passato del popolo ebraico, non si può stare tranquilli pensando al futuro che egli ha in mente per lo stato ebraico.

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