Caro Enrico Letta,
le intercettazioni pubblicate dal Fatto Quotidiano aprono squarci inquietanti sugli intrighi renziani per conquistare il potere e sulla presunta ricattabilità del Presidente Napolitano. Sui dialoghi – lo ripeto, inquietanti – col generale della Guardia di Finanza Adinolfi, Marco Lillo ha posto 5 domande puntuali al premier, che non risponderà.

Resta allora lei, la vittima, spedito via dallo scranno di Palazzo Chigi per far posto al giovane Matteo, con tanto di affrancatura umiliante, ora nota a tutti: “Non è capace, non è cattivo, non è proprio capace”. In confronto #staisereno era una carezza. E infatti una sua reazione, sia pure contenuta rispetto allo schiaffone, c’è stata: “Frasi e comportamenti di Renzi si commentano da soli”, ha twittato, “Che squallore, siamo finiti alla politica di House of Cards”.

Resta lei, caro Letta, e un dubbio atroce: ma voi, in fondo, siete poi così diversi?

A parte le comuni origini toscane e democristiane (anche se lei ha ascendenze più altolocate – zio Gianni – rispetto a Rignano sull’Arno), i suoi Vedroidi molto simili ai Leopoldini di oggi (molti di loro, quasi tutti, sono proprio gli stessi), il suo essere stato, come lui, “uno dei politici più amati dalla gente che conta” (cit. da Europa) e il più giovane ministro della storia della Repubblica (lui però è il più giovane Primo ministro); vale la pena concentrarsi su come anche lei divenne Presidente del Consiglio nel 2013: come Renzi, non fu scelto dagli elettori; come Renzi, fu tirato fuori dal cappello del Capo dello Stato; come Renzi, prese il posto di qualcun altro – Bersani – e senza manco dirgli #staisereno.

Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, almeno Renzi era diventato segretario del Pd con quasi 2 milioni di voti, mentre lei alle primarie del 2007 arrivò solo terzo, con 391.775 voti, dopo la Bindi e il vincitore Veltroni. Manco suo padre, docente di Calcolo delle probabilità, sarebbe riuscito a prevedere che lei, non scelto neanche dagli elettori del suo partito, diventasse premier di tutti gli italiani.

Quanto ai rapporti con Berlusconi, lei con Silvio fece il suo governo, anche se poi ne votò la decadenza. Forse in quel momento votò anche la sua di decadenza, e quello che uscì dalla porta rientrò dalla finestra col Patto del Nazareno di Renzi.

Caro Letta, oggi la Camera voterà le sue dimissioni da parlamentare e lei tornerà un comune cittadino: vuole liberarsi e dirci, in assenza di intercettazioni, come andò davvero la sua conquista del potere nel 2013? Sicuramente non avrà mai detto “Mettere qualcuno dei nostri… a sminestrare un po’ di roba”, ma non è che le tecniche culinarie erano le stesse? Dalla Dc, alla Commissione Trilaterale, alla riunione del gruppo Bilderberg cui partecipò nel 2012, mica vuol farci credere che la politica alla House of Cards l’ha vista solo con Renzi, vero? E poi non voleva pure lei “un Pd un po’ meno Forrest Gump e un po’ più pirata Jack Sparrow di Johnny Depp”?

Suvvia, getti la maschera della vittima e mostri il pirata che è in lei! Se lo fa, altro che scuole di politica: la scrittureranno a Hollywood. Il solo pensiero fa venire i brividi…

Un cordiale saluto.

Il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2015

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