Una manifestazione contro ogni forma di intimidazione e violenza per reagire a settimane di bombe, incendi e rapine. È questa la risposta della città di Catanzaro alla escalation criminale delle ultime settimane. Il Coordinamento provinciale di Libera, promotore dell’iniziativa, ha chiamato a raccolta la cittadinanza, per “riempire il vuoto che sfilaccia la città e che viene riempito dalla violenza, per ripristinare il senso del bene comune, riattivare la fiducia, neutralizzare le ragioni del crimine”. L’appello ha raccolto centinaia di adesioni: realtà associative, parrocchie, scuole, gruppi sportivi, istituzioni, associazioni di categoria e sindacati. Emerge lo spaccato di una città che, forse per la prima volta dopo tanti anni, riesce a fare rete, “a trasformare cioè l’attività di singoli o gruppi in un tessuto sociale forte e consapevole”, come sottolinea Simona Dalla Chiesa. “La nostra pagina Facebook è letteralmente sommersa dalle adesioni all’appello e dai messaggi di incoraggiamento – scrive in un comunicato Libera Catanzaro – Sono decine le associazioni che hanno deciso di ‘Metterci la faccia’, per utilizzare uno degli slogan che stanno accompagnando il percorso di avvicinamento al 24 aprile”.

Negli ultimi venti giorni Catanzaro è stata colpita da una spirale di violenza a cui questa parte di Calabria non era abituata da tempo. Il 25 marzo una bomba è esplosa davanti ad una macelleria. Una pizzeria e un supermercato hanno subito due rapine a mano armata. La notte del 5 aprile un supermercato, che aveva in passato ricevuto delle minacce, è stato danneggiato da un’esplosione. Un paio di giorni dopo gli agenti della polizia hanno rinvenuto in una zona a sud della città 22 chili di esplosivo e armi con matricola abrasa. La notte dell’11 aprile un incendio doloso ha distrutto uno stabilimento balneare.

Che cosa sta accadendo? Vittorio Mete, studioso di fenomeni criminali e conoscitore delle dinamiche del territorio, invita ad inquadrare bene il contesto criminale catanzarese, “caratterizzato storicamente dalla presenza di gruppi criminali comuni e autoctoni e, cosa ben più grave, dalla diffusione di varie forme di illegalità imperniate sull’attivismo a tutto campo di diversi comitati d’affari. Insomma, attualmente Catanzaro è stretta tra perniciose cordate politiche, imprenditoriali e clientelari ma non mafiose, che intercettano le risorse pubbliche, e forme altrettanto insidiose di criminalità comune, che definire ‘ndranghetista risulterebbe probabilmente improprio”.

La prima preoccupazione della città è dunque la cosiddetta “area grigia“, di cui possono o non possono far parte i mafiosi, e sulla quale pone l’accento anche il sociologo Rocco Sciarrone: “Ad una analisi attenta, la città di Catanzaro e parte della sua provincia rappresentano un’anomalia nel complesso scenario criminale calabrese. La reazione immediata della società civile è un segnale importante. Occorre prestare attenzione però non solo a dinamiche di tipo mafioso, ma anche a quei meccanismi in cui il confine tra legale e illegale diventa sempre più labile e impercettibile, e in cui prendono forma pericolose relazioni di complicità e collusione”.

La Procura di Catanzaro, dal canto suo, ribadisce che l’allarme va percepito nelle sue esatte dimensioni. L’attenzione sulla città rimane alta, le forze di polizia sono al lavoro. Evidenziando l’importanza della reazione collettiva della cittadinanza, il procuratore della Repubblica Vincenzo Lombardo ribadisce che “accanto all’azione della magistratura e degli apparati preposti, è importante capire che questi problemi non riguardano solo le vittime dei reati, bensì tutta la cittadinanza, che deve rimanere unita”, assicurando agli inquirenti una fattiva collaborazione. Così il 24 aprile, nei giorni in cui l’Italia ricorda la Liberazione, Catanzaro scende in piazza per riorganizzare la sua Resistenza.

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