“Presidente Napolitano, è un populista anomalo che le parla”. Così Santoro esordisce nel suo editoriale di apertura di Servizio Pubblico e si rivolge a Giorgio Napolitano: “Lei ricorda quella simpatica canaglia che fu il mio direttore Curzi che fece nascere Samarcanda che ha accompagnato la fine della prima Repubblica. Lei sa che era difficile obiettare a uno come Paietta ma il vino mi diede il coraggio di dirgli: “Avete fatto uscire i grandi del partito e fatto restare i polli”. Paietta mi sembrò annuisse”. E aggiunge: “Oggi c’è il partito di Renzi che per me è il partito che non c’è. Presidente so che a volte le mie trasmissioni le sono sembrate irriverenti, però penso che comunisti come lei quando assumono delle cariche diventano un tutt’uno con lo Stato. Lei ci ha chiesto di scegliere” – continua – “o state con la casta o senza. Anche io credo nella democrazia dei partiti. E se i partiti si fossero riformati Grillo non sarebbe diventato un gigante. Invece lo è diventato, e da Grillo è nato Renzi e sempre da Renzi Salvini”. E conclude: “Servizio Pubblico, Santoro a Napolitano: “Oggi io e lei siamo pugili nudi sullo stesso ring. E comunque sono stati gli anni migliori della nostra vita”

Articolo Precedente

Greta e Vanessa libere. Salvini: “Se il governo ha pagato riscatto è uno schifo”

next
Articolo Successivo

Servizio Pubblico, la fine di re Giorgio

next