Rafah è la città di confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Venne divisa da un muro nel 1978 dal presidente Sadat. Metà della popolazione divenne egiziana, l’altra metà palestinese. Le famiglie sono però le stesse e il legame tra le due parti della città ha reso possibile la costruzione dei tunnel che dal 2007 alimentano il mercato nero gazawi. Hamas controllava buona parte dei passaggi sotterranei e imponeva una tassazione su tutti i beni che entravano nella Striscia. Dopo la vittoria del movimento islamista alle elezioni del 2006, Israele ha imposto un blocco su tutta la Striscia, aggirabile solo con l’apertura del confine egiziano o con il contrabbando. Da agosto, con la fine dell’ultima guerra tra Israele e Hamas, il presidente egiziano al-Sisi ha deciso di usare il pugno di ferro contro la costruzione di nuovi tunnel, ha quindi ordinato di tenere chiuso il valico di Rafah per oltre un mese e ha fatto radere al suolo tutti gli edifici a meno di un chilometro dal lato egiziano del confine. In questo autunno i prezzi nella Striscia sono aumentati senza fine: le sigarette costano il triplo e un il prezzo sacco di cemento e passato da 4 euro, prima della guerra, a oltre 50. Secondo fonti del governo, se i beni dovessero continuare a entrare a questa velocità, ci vorranno altri 20 anni per ricostruire quanto distrutto dai bombardamenti israeliani  di Cosimo Caridi montaggio Andreas Mazzia

Articolo Precedente

Isis, il mio eroe della settimana è Usaib Barbo

next
Articolo Successivo

Nsa, New York Daily News: “Gli agenti spiavano anche mogli e mariti”

next