C’è un magma nero, cupo, dichiaratamente nazifascista al di sotto di quel “Mondo di mezzo” che Massimo Carminati, il “cecato”, usava come metafora del suo potere. Un mondo di strada, legato direttamente all’eversione di destra degli anni ’70, quando molti politici oggi sdoganati condividevano le sorti con i killer dei Nar. E’ l’universo che gira tra Roma nord, i Parioli e la sede storica di Acca Larentia, il luogo di culto del nazifascismo romano nel quartiere Tuscolano. Passando per le borgate, da dove vengono i “pischelli” arruolati, addestrati e mandati a compiere “spedizioni punitive”, pronti a fare il salto verso le batterie criminali, specializzate da sempre in banche e caveau. E’ questo il punto di partenza dell’inchiesta Mafia capitale, che ha raggiunto in pieno la politica che conta. Un mondo – quello di “sotto” – che garantisce a Carminati la forza da usare con gli uomini politici e nei salotti buoni dell’imprenditoria. Da qui lui viene, lo sa e lo rivendica: “Nella strada contiamo noi”, racconta in un’intercettazione ambientale.

La rete nera della mafia capitale – L’inchiesta romana parte, quasi per caso, alla fine del 2009. Una pattuglia di carabinieri nota un volto ben conosciuto del panorama criminale ed eversivo della capitale, Luigi Ciavardini. Un nome che pesa: nel 2007 la Cassazione ha confermato la condanna nei suoi confronti per la strage di Bologna. Da pochi mesi l’ex militante dei Nar era in regime di semilibertà, affidato ai servizi sociali presso l’Associazione sportiva italiana diretta dall’ex deputato Fli Claudio Barbaro (nome che poi ritornerà nell’inchiesta romana, nella galassia dei contatti di Carminati ricostruiti grazie ad alcuni collaboratori di giustizia). Da quel controllo parte una prima attività d’indagine che ricostruisce con attenzione i legami di Ciavardini. Partendo dalla moglie, Germana De Angelis – sorella dell’ex senatore Pdl Marcello – socia di un altro nome noto della destra fascista, Giorgio Alfieri, fino a ricostruire la rete dei contatti con il gotha della Roma nera. Nell’area che gravitava attorno a Ciavardini c’era Carlo Gentile, ex assiduo frequentatore di Acca Larentia, legato a Terza posizione e arrestato nel 2008, Massimo Mariani, con precedenti per rapina, sposato con Maria Cristina Becelli, attivista delle “occupazioni non conformi” di case, Matteo Costacurta, co-fondatore dell’organizzazione di Maurizio Boccacci Militia e già condannato a quattro anni per gli assalti alle caserme del 2008 dopo la morte del tifoso Gabriele Sandri, e infine Laura Marchini, legata all’organizzazione di Roberto Fiore Forza nuova.

La palestra dei picchiatori – Seguendo il filo che partiva da Ciavardini, i carabinieri arrivano ad un altro nome della rete nera, Angelo Spreafico, legato a Giorgio Alfieri, il socio di Germana De Angelis. Per gli investigatori era il punto di riferimento di una palestra della zona Boccea-Primavalle, frequentata anche da Massimo Nicoletti, figlio del cassiere della banda della Magliana Enrico. Qui venivano reclutati “giovani d’area – spiegano i carabinieri in una informativa del 2010 – per la commissione di spedizioni punitive ovvero di reati maggiori nell’ottica della manifestazione del pensiero antagonista”. Picchiatori, in altre parole, pronti a menare le mani non solo nei confronti degli esponenti della sinistra, ma anche “per indurre amministratori pubblici, centrali e periferici, a rilasciare loro autorizzazioni e provvedimenti che ne favoriscano i loro affari illeciti”. Ovvero minacce e botte per fare pressione sulla politica, anche a livello nazionale.

Il secondo livello – Il passo verso il mondo di sopra, quello della politica che conta, è in fondo breve. Quel passaggio lo racconta con estrema lucidità Roberto Grilli, un ex estremista di destra arrestato per traffico di droga: “Con molti di questi che si portano indietro questo background, che poi ti lega in un certo senso, (…) fai più affari volentieri anche di qualsiasi altro tipo che non sia più di politica. Può essere un affare di droga, di armi o… è normale che hai più feeling con un vecchio camerata, molti adesso sono diventati politici, chi è deputato, chi è senatore”, si legge in una informativa del Ros depositata negli atti dell’inchiesta “Mafia capitale”. Massimo Carminati in questo senso era un punto di riferimento per tanti, tantissimi camerati divenuti politici di peso. Tutti nomi che appaiono nell’inchiesta. Non indagati, al momento, ma componenti di una rosa che potrebbe portare le indagini molto lontano. E come quelle relazioni nate decine di anni fa funzionassero ancora lo spiega sempre Grilli: “Sono tutta gente cresciuta in quell’ambiente e questi rapporti rimangono, rimangono e negli anni se devi chiede un favore, una cosa, è facile che hai rispondenze quando c’hai un appoggio di questo tipo che non viceversa”. E’ la chiave che porta dal mondo di sotto verso i piani alti dei palazzi.

Il vortice dei contatti – I contatti sono il pane quotidiano per Carminati. Sa come rendersi invisibile, come avvicinare con discrezione senza mettere in imbarazzo. Utilizza messaggeri, chiede informazioni. Bussa alle porte giuste, anche per risolvere problemi apparentemente banali. Annotano i Ros nelle carte dell’inchiesta, a mo’ di esempio: esiste “uno stretto rapporto tra Carminati Massimo e Perina Marco, vicepresidente del XX Municipio del Comune di Roma (che non risulta al momento indagato, ndr), al quale il primo si rivolgeva per “accreditargli” un amico verosimilmente interessato ad una lottizzazione nel territorio di quel Municipio”. Un nome che riemerge dalla cronaca degli anni ’70 e che oggi ha un suo peso nel panorama politico romano: Perina è il fratello di Flavia, ex deputata del Pdl e storica direttrice del Secolo d’Italia, nonché collaboratrice e blogger de Il Fatto Quotidiano, che peraltro non ha alcun rapporto con gli amici del fratello. E ancora nella lunga lista dei contatti di Carminati entrano i nomi ormai noti dell’inchiesta, ovvero quella galassia nera che gravitava attorno a Gianni Alemanno: da Riccardo Mancini a Franco Panzironi, da Luca Gramazio (figlio del senatore Domenico) a Stefano Andrini. Neri e potenti.

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