“Noi siamo tornati oggi in fabbrica per dimostrare all’azienda che non siamo noi che non vogliamo lavorare, ma è l’azienda che ci ha messo con le spalle al muro. Speriamo oggi si arrivi all’accordo. Noi – lo ribadiamo – abbiamo voglia di lavorare, però in condizioni umane”. Così un operaio Ast di Terni davanti al Mise, a Roma, nel giorno decisivo della vertenza accompagnata da trentacinque giorni di sciopero. Al Tavolo c’è la proprietà, il Governo e i sindacati, ma altri operai sono più scettici: “Speriamo, ma sono poco fiducioso, finché non vediamo un documento scritto che attesta che le nostre richieste, almeno in parte, sono state concesse, non mi fido”. Sul tavolo, anche la vicenda dell’indotto, implicate in questa vertenza, come la Ilserv con 200 operai in cassaintegrazione e un totale di oltre mille operai complessivi: “Anche loro hanno diritto al lavoro, come noi, anche loro sono padri di famiglia. Sarà una giornata lunga”. “Noi oggi andiamo al tavolo con l’intenzione di chiudere, siamo pronti a cercare soluzioni, mi auguro che anche gli altri lo siano”. Lo ha detto il leader della Fiom Maurizio Landini entrando al tavolo su Ast. “Non deve essere un accordo tampone, ma serve un accordo che sia davvero una mediazione; anche il governo deve prendersi le sue responsabilita’”, ha aggiunto: “Noi comunque firmeremo solo dopo che la maggioranza dei lavoratori ha approvato, e’ interesse anche dell’azienda”, ha spiegato Landini  di Manolo Lanaro

Articolo Precedente

Jobs act, la Cgil pensa a un ricorso alla Corte Ue: “Viola i diritti fondamentali”

next
Articolo Successivo

Jobs act: il partito luddista di Landini e Camusso

next