Il comunicato stampa del Quirinale lo ha lasciato “perplesso”. “Non posso certo smentire il Colle, a questo punto aspettiamo le trascrizioni dell’udienza: vediamo se saranno quelle a smentire la nota”. L’avvocato Giovanni Airò Farulla, il legale che rappresenta il Comune di Palermo al processo sulla Trattativa Stato- mafia, era stato il primo a dichiarare alla stampa che il Presidente Giorgio Napolitano avrebbe “ritenuto opportuno mantenere la riservatezza” rispondendo ad alcune domande durante l’udienza di ieri. Il riferimento era tutto per la sentenza della Corte Costituzionale del 2012, che stabilisce il diritto alla totale riservatezza sui fatti relativi alla funzione di Presidente. E invece pochi minuti dopo ecco il comunicato stampa del Quirinale: “Il Presidente ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali” scrivevano dall’ufficio stampa del Colle.

“Guardi – dice Airò Farulla al fattoquotidiano.it – formalmente il Presidente non si è appellato alla sentenza della corte Costituzionale, ma tecnicamente in certi passaggi è stato così”. Il legale si riferisce una domanda posta da lui stesso al Capo dello Stato in sede di controesame. “Ho chiesto al presidente se l’incontro avuto con Loris D’Ambrosio il 19 giugno del 2012, e quindi il giorno dopo l’arrivo della lettera in cui il consulente parlava di ‘indicibili accordi‘, fosse servito soltanto a respingere le sue dimissioni: il Presidente mi ha detto che in quel caso avrebbe respinto le dimissioni direttamente via lettera. A quel punto ho chiesto numi in merito all’oggetto di quel colloquio: prima sono stato bloccato dal presidente della corte d’assise Alfredo Montalto, che non ha ammesso la domanda, dicendo che Napolitano aveva già chiarito la circostanza rispondendo all’accusa, e poi lo stesso Presidente ha detto di non potere parlare dei colloqui personali avuti con i suoi collaboratori. Ora non ricordo se letteralmente ha fatto cenno alla sentenza della Consulta o meno, ma è chiaro che a quello si riferiva”.

L’avvocato Airò Farulla non è rimasto soddisfatto neanche dell’esito di un altro suo quesito. “Io penso sia importante stabilire che tipo di rapporto legasse Napolitano a D’Ambrosio: il presidente durante tutto l’interrogatorio si riferiva al suo consulente giuridico chiamandolo per cognome, ma a certo punto, in un’occasione, lo ha chiamato Loris, e quindi per nome. Io ho quindi chiesto che rapporti ci fossero tra loro, dato che Napolitano aveva parlato solo di rapporti di lavoro e stima, ma anche lì presidente Montalto mi ha bloccato: dicendo che era una domanda inammissibile”.

Il capo dello Stato, però, in alcuni passaggi avrebbe scelto di ignorare l’opposizione della corte e rispondere lo stesso ad alcune domande. “Si è vero – conferma Airò Farulla – ma ci sono stati anche altri episodi in cui è aleggiata sull’udienza quella sentenza sulle prerogative, citata direttamente dal Presidente”. Quali episodi? “Ora io non ho la memoria di Pico della Mirandola, come ha detto il presidente, quindi non mi ricordo tutto, ma basta sentire anche le dichiarazioni dell’avvocato Luca Cianferoni, per capire che in certi casi alcune domande sono state bocciate direttamente dalla corte: in questo senso probabilmente il Quirinale dice che il Presidente ha risposto a tutte le domande, ovvero tutte quelle non bloccate da Montalto. A questo punto non resta che aspettare queste trascrizioni”. I verbali con le trascrizioni dell’udienza durata tre ore, potrebbero essere pronti entro due o tre giorni.

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