“Tanto potere in mano a una sola persona è pericoloso”. “Marotta? Non so neanche se è dottore”. L’aria pesante che si respira nelle stanze che contano del calcio italiano sbarca anche in tv con un botta e risposta senza esclusione di colpi tra l’ad della Juventus Beppe Marotta e il presidente della Lazio Claudio Lotito. Al centro di tutto, l’iper-presenzialismo del numero uno biancoceleste da quando è diventato consigliere della Figc, subito dopo l’elezione di Carlo TavecchioAi microfoni di Stadio Sprint il dirigente della Juventus è andato giù duro, criticando Lotito, deus ex machina della presidenza Tavecchio: “Lotito era definito come un personaggio folcloristico. Oggi è un personaggio che ha un estremo potere – ha detto Marotta, ospite in studio – e tanto potere in mano ad una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto”.

Un’accusa pesante che arriva a pochi giorni dalla presentazione del piano di riforme ideato dalla Figc che, tra le altre cose, prevede anche il via libera alle multiproprietà, una norma che sta molto a cuore a Lotito, azionista di riferimento di Lazio e Salernitana. Informato delle dichiarazioni di Marotta, è arrivata immediata la risposta del neo consigliere federale ai microfoni di Mediaset Premium: “Sono abituato a rispondere ai miei omologhi. Il dottor Marotta non lo è, anzi non so neanche se è dottore…”. Poi la stoccata: “Gestisce il settore tecnico della Figc (è vice-presidente, ndr) ma non ho visto grandi novità. Io rispondo ad Agnelli, che è il proprietario e il presidente”. Lotito è anche tornato sul ruolo del calcio, un suo cavallo di battaglia: “Bisogna valorizzarlo. Dieci anni fa mi ridevano dietro quando dicevo che deve avere un ruolo didascalico e moralizzatore. Oggi invece si parla di uomini prima dei giocatori. Noi lavoriamo per il bene di tutti, non con un fine personalistico. Voglio che si affermino i valori dello sport”. Concetti ribaditi anche sulle reti Rai, poco dopo: “A me interessa quello che dice Agnelli che è il presidente e rappresenta la proprietà”.

Sull’argomento era intervenuto negli scorsi giorni anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò. A margine di un convegno, il numero uno del comitato olimpico non aveva risparmiato critiche nei confronti del consigliere federale: “Sa perfettamente che ci sono momenti in cui la natura della persona deve mettere da parte quelle che sono le legittime possibilità che nessuno mette in dubbio. Ci sono cose non scritte che secondo me è importante che vengano prese in considerazione”. Un invito a fare moderare le apparizioni, anche se il ruolo di consigliere consente a Lotito di seguire la Nazionale in prima fila come fatto nelle scorse settimane, scatenando anche l’ironia del web.

Poco prima del duello a distanza con Marotta, era stato proprio Tavecchio a difendere Lotito durante la trasmissione “Quelli che il calcio…”. Il presidente della Figc ha chiarito il suo punto di vista sul giaccone dell’Italia indossato durante la trasferta di Bari e la frequente presenza al suo fianco del presidente della Lazio: “Dobbiamo distinguere il problema giuridico: chi è consigliere federale? Chi viene eletto dal sistema sportivo italiano. La Lega di Serie A ne indica 4, uno per la B e tre per la A, ci sono Lotito, Beretta e Pozzo. Il presidente Lotito ha tutti i titoli per accedere a tutte le attività federali in quanto consigliere. L’opportunità o meno è un problema personale che non si può imporre”. “A Bari pioveva tantissimo e gli è stato dato un giaccone, io avevo la mia giacca. Nello spogliatoio italiano non è entrato mai nessuno. Lo spogliatoio ha una certa intimità e delle situazioni, neanche io sono entrato. Lui è andato a ritirare la maglia di De Vrij, un suo calciatore, che è uscito e gli ha dato la maglietta”, ha concluso Tavecchio.

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