Leggere, raccontare, recitare, cantare il lavoro. Tutto questo accadrà la sera di mercoledì 30 aprile a La notte del lavoro narrato, evento che si terrà in contemporanea, a partire dalle 20.30, in più di cinquanta città italiane e non solo. L’intuizione è di un sociologo, Vincenzo Moretti, e un videomaker, Alessio Strazzullo. I due avevano già collaborato per Le vie del lavoro, un progetto delle fondazioni Ahref e Giuseppe Di Vittorio che ha raccolto più di 400 testimonianze di persone appassionate del proprio mestiere. “Per qualche anno – spiega Strazzullo – siamo andati alla ricerca di storie che parlassero di lavoro ben fatto, di approccio artigiano, di voglia di fare bene le cose”. E così è nata l’idea di organizzare una serata in cui chiunque possa condividere con gli altri le proprie storie di lavoro, di persona o via social network, attraverso la lettura, la recitazione, la musica o altre forme d’arte. Il percorso per la preparazione dell’evento è durato mesi. Il 17 luglio, a Caselle in Pittari, in provincia di Salerno, si è svolta un’anteprima della serata. I momenti salienti di quella notte sono raccolti in un video: una signora che racconta il suo lavoro di mondina, un falegname che intaglia il legno, una ragazza che legge La chiave a stella di Primo Levi.

E ancora, il cammino verso La notte del lavoro narrato è passato attraverso le scuole. I due ideatori sono andati di persona in vari istituti a spiegare la loro idea. “Parlare di lavoro con i bambini – afferma il videomaker – e far loro intervistare genitori e nonni vuol dire metterli in condizione di capire e venire a conoscenza di storie della loro famiglia che magari non immaginano neanche lontanamente”. Così i bambini dell’istituto Marino Santa Rosa di Napoli hanno intervistato i loro parenti: Vincenzo, papà di Davide, è amministratore giudiziario di beni sequestrati alla mafia, nonno Francesco faceva il controllore sui tram, Bruno lavora all’Ansaldo Breda. All’iniziativa parteciperanno decine di associazioni in tutta Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, ma anche all’estero, da Londra a Marsiglia.

Tra i nomi degli aderenti compaiono circoli culturali, sindacati, collettivi artistici, comuni, scuole, librerie e addirittura una confraternita religiosa. Tutto quello che accadrà in questa notte, è l’ambizione degli organizzatori, sarà condiviso e confluirà in un video finale. “Il documentario l’abbiamo definito una pazza idea”, racconta Strazzullo. “Sarà come guardare l’intero Paese. Almeno questo è quello che immagino io, e in parte dipenderà anche da quanto saremo capaci tutti di partecipare la sera del 30 aprile”. La condivisione delle storie di lavoro passa infatti anche sui social network: l’evento ha una sua pagina Facebook e l’hashtag Twitter #lavoronarrato, e l’invito degli organizzatori è proprio quello di fare girare sulla rete i video della serata. “Partecipare ed entrare in questo network vuol dire anche conoscere, apprezzare, scoprire aspetti del nostro Paese spesso ignorati”, conclude il documentarista. “Come dice Vincenzo Moretti, abbiamo bisogno di spostare l’attenzione da ciò che si ha e ciò che si possiede a ciò che si sa e si sa fare”.

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