“Non possiamo aspettarci che arrivi una crescita alta come 20 anni fa a ridurre il debito in Ue“. Lo ha detto il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ricordando che tutti devono “rispettare gli impegni presi con l’Ue” per risanare i conti. Ad esempio “la Francia, che ha un gap nel deficit, deve rispettare gli impegni” di riduzione. “Siamo rimasti tutti sorpresi dai recenti numeri molto bassi dell’inflazione e c’è grande preoccupazione”, ha invece detto a proposito del tema del momento.

Ma per capire se la Bce deve prendere altre misure ‘non-convenzionali’, come sollecitato tra gli altri dal numero uno del Fondo Monetario – che oggi ha ulteriormente ribadito il concetto in uno studio sulla politica monetaria nel nuovo scenario economico – secondo Constancio “dobbiamo vedere cosa succede ad aprile”. Dare una spiegazione all’inflazione così bassa “è molto difficile, quindi dobbiamo vedere cosa succede ad aprile”, ha detto. All’inizio di questo mese la Bce ha deciso di non fare nulla, “basandosi su uno scenario che dava un’inflazione annuale all’1%”. Ora bisogna vedere se quello scenario cambia, spiega Constancio, che comunque non nasconde “l’impatto negativo che l’inflazione bassa ha sui debiti pubblici e privati elevati. Stiamo monitorando la situazione per vedere se lo scenario di medio termine cambia e se dobbiamo fare qualcosa di appropriato”, ha aggiunto. “L’importante è che ci sia stata unanimità nell’utilizzare, se necessario, misure non convenzionali compatibili col nostro mandato“, ha concluso.

Dal canto suo Yves Mersch, membro del Comitato esecutivo della Bce, ha ribadito che in caso di necessità, la Banca centrale europea è pronta per un piano di acquisto di titoli sul modello americano del quantitative easing, ma un lancio immediato non è probabile. “In Eurolandia, i rischi di inflazione e di deflazione sono più o meno gli stessi e questo vuol dire che non crediamo ci sia un rischio imminente di tassi di interesse negativi”, ha rilevato. Nonostante questo, “siamo pronti per fronteggiare uno scenario simile”. 

Sempre sul tema del quantitative easing il consigliere e presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha confermato che “imboccare ulteriormente la via non convenzionale” è una possibilità, ma lo scenario di deflazione, che potrebbe innescare una risposta di quel genere (se non bastasse quella convenzionale, cioè il taglio dei tassi), è solo ipotetico. Nel caso si verificasse, “dovremo valutare gli strumenti a disposizione”. Ma il “falco” Weidmann, che già prima dell’ultima riunione del board Bce aveva inaspettatamente aperto all’acquisto di titoli, ha affermato anche che “bisogna mettere fine al trattamento preferenziale accordato al debito sovrano“. Il debito degli Stati, ha avvertito Weidmann, “ora viene trattato dai regolatori europei come risk free“, ma occorre metter fine a questa “finzione“. Tradotto: i titoli di Stato sono affatto la panacea per tutti i mali e una loro indigestione da parte delle banche, favorita proprio dal trattamento legislativo favorevole, può essere rischiosa: “Un alto livello di esposizione a bond sovrani non diversificati fa sì che il default di uno Stato diventi potenzialmente un evento sistemico”.

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