Quando è stata proposta, nel 2009, si chiamava “Kill-the-gay Bill“, cioè progetto di legge per uccidere gli omosessuali. Ora si chiama “Jail-the-gay Bill“, visto che alla pena di morte è stata sostituita quella dell’ergastolo. E’ la legge, voluta da alcuni esponenti del Parlamento ugandese e oggi trasformata in legge vigente grazie alla firma del Presidente Yoweri Museveni.

Ergastolo per cosa? Per chi fa sesso con una persona dello stesso sesso, ma anche per chi semplicemente “tocca” qualcuno con l’intento – come ciò sia indagabile, non è dato sapere – di fare sesso. Non solo. La pena riguarda anche chi “promuove l’omosessualità“, anche solo parlandone, e a chi sia accusato di “sponsorizzare o finanziare l’omosessualità“. Gli ugandesi o gli stranieri residenti in Uganda sono tenuti a rispettare questa legge.

Si tratta di un attacco senza precedenti alla Comunità Lgbt ugandese, ma non solo.

Infatti, la legge rappresenta una palese e brutale violazione dei diritti umani fondamentali, come l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay ha affermato in un documento di ormai due anni fa.

Ad essere violati, tra gli altri, sono il diritto al rispetto della vita privata e familiare, che vengono infranti ogni volta che lo Stato, attraverso lo strumento forte del diritto penale, si intromette nelle relazioni affettive e sessuali tra le persone, decidendo come dovrebbero essere in nome di una supposta verità fondamentale o di un non meglio precisato benessere collettivo; il diritto a mantenersi liberti da torture e trattamenti inumani e degradanti, visto che agli arresti seguono il più delle volte pestaggi, soprusi e abusi fisici e psicologici di ogni tipo; il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero e la propria opinione, o più semplicemente di mostrarsi e dichiararsi per quel che si è, tanto sbandierato dai cattolici di casa nostra quando riguarda loro, ma che non vale se chi lo reclama vuole semplicemente essere onesto con se stesso; il diritto a non subire pene arbitrarie e ingiuste, com’è il caso, del tutto evidente, della sanzione dell’ergastolo per gli omosessuali imputati in base alla nuova legge.

Grazie a questa legge, la persona umana come soggetto di diritti scompare. Scompaiono le caratteristiche personali in quanto tali, sempre degne di attenzione da parte del diritto, ma che ora diventano invece causa di persecuzione. Pare che una delle ragioni che hanno indotto il Presidente Museveni a promulgare la legge, nonostante le proteste della smilza Comunità Lgbt ugandese e le pressioni di alcuni Paesi occidentali che hanno anche minacciato il taglio degli aiuti, sia stata la convinzione dell’impossibilità di provare che l’omosessualità risponda a un dato genetico.

Che fesseria colossale che è questa dell’omosessualità genetica. Il punto vero, infatti, non è se un omosessuale possa diventare eterosessuale o comportarsi come tale, ammesso che ciò sia in qualche modo possibile. La vera questione è perché, e dunque in nome di quale interesse superiore cogente, qualcuno dovrebbe rinunciare al proprio essere per iniziare ad essere qualcun altro.

La legge in esame non è inquietante solo per il suo contenuto e i suoi presupposti, ma anche per le sue origini sinistre. Dietro alla legge, infatti, c’è un manipolo di fondamentalisti religiosi americani, che si dichiarano massimi esperti di omosessualità (sic) e che hanno riempito la testa dei politici ugandesi di pregiudizi, luoghi comuni e falsità. Tanto per evidenziarne il livello il oro capo, il pastore californiano Scott Lively, è autore di un libro nel quale sostiene che Hitler si prostituiva con degli uomini, e che dietro l’Olocausto ci sarebbero dei gay, speranzosi di sbarazzarsi degli ebrei che tanto male avevano fatto alla loro causa scrivendo le famose frasi del Levitico di condanna dei rapporti omosessuali. L’assurdità storica che da falsità assurge a sentenza di condanna.

Si badi però che chi ha scritto la legge in parola, con una prosa meccanica e di inesorabile condanna alla morte civile di una minoranza vilipesa e discriminata, non è certo un illetterato: il firmatario del disegno di legge è infatti l’onorevole David Bahati, che vanta più di una laurea in atenei americani ed anglosassoni. L’altra sostenitrice della legge, Rebecca Kadaga, nel Natale 2012 ha ricevuto la benedizione di Papa Benedetto XVI in Vaticano, e tornata a casa ha dichiarato che la legge sarebbe stata approvata, perché era il “regalo di Natale” che gli ugandesi desideravano. Così è stato.

La legge ugandese, insomma, rappresenta l’esportazione pura e semplice dell’omofobia attraverso la religione e la politica. E’ l’esempio di un genocidio gay emergente, che riverserà in Europa migliaia di disperati.

E noi italiani siamo pronti ad accoglierli?

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