Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato la legge anti gay, criticata da Paesi occidentali e gruppi per i diritti umani. La firma del documento – avvenuta dopo il passaggio in Parlamento il 20 dicembre 2013 -è stata  accolta dall’applauso dei funzionari del governo riuniti alla cerimonia nella residenza ufficiale del presidente a Entebbe, a 40 chilometri dalla capitale Kampala. La norma prevede una pena di 14 anni di carcere per le persone condannate per la prima volta e l’ergastolo per la cosiddetta “omosessualità aggravata”.

Quest’ultimo reato riguarda casi di persone condannate più volte per rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, nonché i responsabili di atti sessuali con minorenni, disabili o persone infettate dal virus Hiv. Il provvedimento prevedeva inizialmente la pena di morte per i casi ritenuti più gravi, ma questo punto è stato successivamente rimosso a seguito delle pressioni della comunità internazionale. Alcuni Paesi europei avevano minacciato di tagliare gli aiuti per l’Uganda e il presidente Usa Barack Obama aveva chiesto a Museveni di non firmare la legge, affermando che la normativa complicherebbe le relazioni tra con Washington.

A gennaio Museveni si era opposto al provvedimento dichiarandolo “fascista”, anche se al tempo stesso aveva definito i gay delle persone “anormali” che dovrebbero essere “riabilitate”. La settimana scorsa, tuttavia, il presidente ha affermato che secondo un team di scienziati ugandesi non ci sono prove che l’omosessualità sia una condizione genetica e ha invitato il governo Usa ad aiutare i ricercatori locali a stabilire “se veramente ci siano persone che nascono omosessuali”. Se questo sarà confermato, aveva detto, potremo rivalutare la legge. Nonostante le critiche da parte degli attivisti gay, che hanno sottolineato che il presidente ha preso la decisione senza mai incontrare neanche una persona omosessuale, la legge è molto popolare in Uganda, dove molti religiosi cristiani e politici affermano che sia necessario impedire agli omosessuali occidentali di “reclutare” bambini ugandesi.

Nel dicembre 2012 Papa Benedetto XVI aveva incontrato la presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, ideatrice della norma anti gay. La signora, come si legge sul sito del parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta il 13 dicembre 2012 dall’ormai ex Papa che il giorno seguente, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, aveva poi definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. 

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